1-RACCONTI

LA STORIA DEL CAVALLO MARCO POLO E D’UN PALIO CHE NON C’E’ PIU’

03 Novembre 2023    (scritto il 30 Settembre 2015)

LA STORIA DI TERENCE PURO SANGUE INGLESE CHE DIVENTA MARCO POLO MEZZOSANGUE

ADU’ MUZZI

E LA SUA PAURA DEI CAVALLI. LA MITICA SCUDERIA 2BM 
LETIZIA BARNESCHI

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CHE PUR TROPPO E’ SCOMPARSA PREMATURAMENTE NON MOLTO TEMPO FA, NE FACEVA PARTE. LA 2BM ERA:
2B = BARNESCHI-BERNARDONI
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BERNARDONI E CANAPINO
 ( p.s. ho trovato, dopo tanto, la foto di Mauro Bernardoni che è scomparso, pur troppo, molti anni fa. Assieme a lui Canapino e la foto è di quei tempi )
2M = MUZZI-MANGANELLI

CESARE MANGANELLI 

(grazie all’amico Umberto Sampieri che mi ha mandato subito la foto )

LA DIRIGEVA, TENEVA, ALLENAVA  E MONTAVA NELLE CORSE I CAVALLI
LEONARDO VITI (CANAPINO)  QUI CON IL SUO INSEPARABILE ALANO ALLA TOMBA,
NELLA SUA SCUDERIA VICINO AD ARBIA SCALO (SI) DIREZIONE ASCIANO, DEL MITICO CAVALLO DA PALIO TOPOLONE  
 7 PALI VINTI SUI 17 CORSI.
MA QUESTA VOLTA VI VOGLIO RACCONTARE COME NASCE MARCO POLO NELLE MANI….. DI ADU’ MUZZI CHE VINSE LA PAURA DEI CAVALLI PER LA “LIBIDINE”…….  DEL PALIO DI SIENA!! E MARCO POLO E’ ANCHE IL CAVALLO CHE DA INIZIO ALLA MIA CARRIERA DI FANTINO DEL PALIO. I FATTI SONO TANTI, IL RACCONTO E’ DUNQUE LUNGO E PER NON ANNOIARVI LO RACCONTERO’ IN PIU’ VOLTE. 

 

ECCO LA PRIMA PARTE DEL IL MIO RICORDO….. :

Era la metà di Giugno del 1973, alla scuderia di Canapino. Facendo un passo indietro, anche due via, arriviamo alle corse di Pisa, all’Ippodromo San Rossore, nell’autunno del 1972. Canapino, Mauro Bernardoni, Adù Muzzi e Cesare Manganelli, comprano ad una corsa a vendere un purosangue di nome Terence, un bel Puro Sangue Inglese dal mantello Sauro, non ricordo chi era l’allenatore e il proprietario del cavallo, la cosa è poco rilevante, rilevante invece era che il proprietario di Terence si arrabbiò un pochino parecchio che gli comprarono il cavallo; raccontavano i citati a scuderia di Canapino quando il cavallo vi arrivò. Terence fu comprato con la busta nella corsa a vendere perché non vinse e sinceramente non so nemmeno come arrivò al traguardo in quell’occasione, so però che era cavallo da corsa vero Terence, vinceva le corse dai 1000  ai 1600 metri in ippodromo tra Livorno e appunto Pisa.
Anche con noi galoppava, vinceva le corse e all’Ippodromo di Pian delle Fornaci, in provincia e dove andava a correre.
Il Palio allora era molto diverso, i cavalli non avevano bisogno di certificati di nascita o di Passaporti, la previsita non era nemmeno immaginata.  Al cavallo portato all’Entrone, il 29 Giugno o il 13 di Agosto, bastava un nome e che fosse “dichiarato” Mezzo Sangue. La visita dei cavalli era una corsetta in su e giù dentro l’Entrone, poi il Dott. Guiducci metteva un telo bianco sul cavallo, appoggiava l’orecchio sul Cuore e poi sui Polmoni dello stesso, diceva bene quasi sempre e quella era la visita Veterinaria fatta ai cavalli prima della Tratta. Fatta la visita poi si andava al tavolo accanto alla prima colonna, a dx entrando nell’Entrone dove c’era un tavolo con il Dott. Guiducci e incaricati del Comune, si trattava la cifra dell’assicurazione per il cavallo, di solito andava da due milioni, a due milioni e mezzo, per chi aveva già corso il Palio e un milione, un milione e mezzo per gli altri, se il cavallo in questione lo aveva già vinto il Palio si poteva arrivare anche a tre milioni, naturalmente si parla di Lire.
Era veramente un altro “mondo” !! 
Fatta questa premessa, “spiegazione” diciamo che allora c’era la cosiddetta: libidine del Palio, quella sinceramente era parecchio più forte di ora perché il Palio veniva vissuto in 
un’altro modo e Siena era veramente dei Senesi.
Tornado a quella metà di Giugno del 1973; venne l’idea di portare Terence in Piazza, è si dicevano, i componenti della Scuderia 2BM e Canapino: ma è Puro e poi lo riconoscono subito lui dai!! Dio Bono fa Adù e si pittura!! Risata generale!! Risata che però finì subito perché la libidine, poi era libidine…!! Il Palio era ed è cosa seria ma allora era anche gioco pur rispettando sempre la sua tradizione e le Contrade. 
Il Bernardoni: maremma… già Adù ma la tù Moglie fa la Parrucchiera, qualcosa avrà per tingelo…. Noo?
Scappa fuori il Letizia Barneschi: chissà se l’acqua ossigenata che adoperano per le tinte che ci si fà noi Donne lo fa schiarire?
E il Manganelli: magari funziona davvero…
E giù risate, ma l’idea prendeva sempre più corpo come il desiderio di farlo.
Intendiamoci portare quel cavallo none era mettere di mezzo ne le Contrade ne il Comune di Siena perché era cavallo sano, andava forte, ma soprattutto era un cavallo veramente preparato per fare le corse di provincia e Palio compreso; l’unico “difetto” che aveva, è che era un Puro Sangue…..   
Io stavo li boncitto che li ascoltavo, scappa fuori Canapino e dice: si, si, guarda, guarda te, rivolgendosi a me che avevo, a Febbraio, compiuto i miei tanto attesi 18 anni, e già avevo in tasca l’autorizzazione della mia Mamma e del mio Babbo per poter montare in Piazza del Campo; allora ci voleva l’autorizzazione a 18 anni, perché si diventava maggiorenni a 21; tanto se ci si fa a portallo e lo devi montà te, che ti credi? sen’ò e ci scoprono subito e poi io un voglio mica morì per la Notte e la Tratta con quanto tira lui… tutti gli altri mi guardarono se sorrisero, dicendomi: vai, vai Camillo tanto te e lo conosci meglio di lui il cavallo.
Si!! Aggiunge poi il Bernardoni, ma a chi si segna poi per la Tratta? A uno di noi un si può segnà altrimenti un se fatto niente, lo riconoscono subito il cavallo. Esce fuori Ivano Poppi che era parte della scuderia e dice: al Sardo a Salvatore Saggia. Salvatore era un pastore nostro amico che abitava in un podere dietro le crete di fronte alla scuderia di Canapino, anche se dalla scuderia il suo podere non si poteva vedere.
Stasera lo domando alla mi Moglie, dice Adù con quel suo vocione baritonale. Negli occhi di tutti loro c’era un’aria di soddisfazione, da furbetti, per l’idea avuta e mi ripeto, di base c’era la libidine perché il Palio era anche gioco, e non esasperato come lo è oggi. Dentro di me invece c’era la gioia. Già sapevo che avrei montato la notte e poi per la Tratta Panezio, se andava a buon fine l’idea di portare Terence, li avrei montati due.
Il giorno dopo, il pomeriggio presto, arriva Adù Muzzi a Scuderia

con un sacchettino di plastica in mano, dai Camillo, dai, tira fori il cavallo

che s’ossigena un poino, lo dice sorridendo e sempre con quegl’occhi carichi si un’espressione intrigante e che pregustava già la cosa. Adù, pur con tutta la sua passione per i cavalli e il Palio, si limitava a dare le caramelle di menta ai cavalli perché aveva veramente paura di loro. Paura che gli passò completamente quando con quei Manoni e senza guanti, le drusciava addosso a Terence
 dopo che gli aveva buttato addosso non so quanta acqua ossigenata da parrucchiere. Dopo poco che drusciava: a maremma qui e maremma la un gli  fa niente, diceva, un’e schiarisce, io mi trattenevo dal sorridere, mentre Canapino nel terrazzino sulla sdraio davanti alla porta della casina di scuderia

 

rideva come un matto a vedere Adù, imprecare e trafficare addosso al cavallo sapendo poi la paura che lui aveva dei cavalli. Era una scena che andava vista per poterla gustare a pieno e quella è una cosa che ho potuto vedere solo io e non mi scorderò mai più per tutta la mia vita.  Fallito il tentativo dell’acqua ossigenata Adù andò via parecchio amareggiato ma non battuto!!
Torno domani Camillo me la fò dà più forte dalla mi Moglie e vedrai che lo schiarisco io, maremma maiala!! Ormai il desiderio di portarlo in Piazza aveva preso il sopravvento. Se vi è capitato di sentire l’interviste che hanno fatto ad Adù in TV e che via, via, ripropongono, forse riuscite a comprendere il tipo di persona e la situazione di quei momenti, Adù era ed è troppo forte. Era lui ormai l’artefice di questa cosa ed io il suo aiutante.
Il giorno dopo rieccolo con la bustina di plastica in mano e ancora: dai Camillo proviamo con questa, eravamo solo io e lui quel giorno. Tiro fuori Terence e lo metto dove il giorno prima, accanto alla vasca

P.S. ALLE SPALLE DI CANAPINO C’E’ LA VASCA, IL “FAMOSO”  PUNTO DOVE VENNE TINTO TRENCE

dell’ acqua appena fuori la porta di scuderia e dove pulivamo i cavalli prima di rimetterli dentro i box.
Dopo averlo tirato fuori, Terence, lo rigirai con la testa verso la porta d’ingresso della scuderia. Adù prende la boccetta dell’acqua ossigenata con la gradazione massima e la svuota tutta addosso al cavallo e si rimette  a drusciare con i sui Manoni su e giù e a rotazione, il suo sguardo andava visto era tutto un programma, un misto di libidine, gioia, incertezza e fiducia allo stesso tempo, ancora oggi mi domando: come faceva con la paura che aveva dei cavalli, ma???? Tra un maremma maiala e un altro il cavallo non si schiariva, un pochino di sconforto apparve negli occhi di Adù. Ma che pelo hai maremma maiala…. Inveiva verso il cavallo. Camillo un c’è niente da fa un’e schiarisce. Io ero li con il cavallo a mano però questa volta non sorridevo, pensavo che avrei montato solo Panezio per la Tratta. 
Ovvia Camillo rimettilo dentro, mi dice, domani provo con le mèches, e me l’aveva detto la mi Moglie che un gli avrebbe fatto niente l’acqua ossigenata e che dovevo provà con le mèches. Domani torno e se un’e schiarisce se lo va a piglià nel …… e andò via amareggiato, almeno sembrava.
Fine della prima parte
Grazie 

SECONDA PARTE DELLA STORIA DI MARCO POLO…

L’indomani riecco Adù con il solito sacchettino di plastica in mano. 
Camillo prendimi un secchio per piacere, Adù ti aiuto? domanda Canapino seduto anche quel giorno sulla solita sdraio nella terrazzino di fronte a alla casina della scuderia, boo? fa Adù. Ora no via, poi ti chiamo se ho bisogno. Mischia della roba nel secchio, intanto io avevo riportato fuori il cavallo e lo avevo messo nel solito e nella solita posizione. Ovvia cavallino ora ti fò le Mescè!! Vediamo se ti sistemo st’à volta. Prende una spugna la inzuppa e la druscia qua e la sul cavallo, dopo un pò va dall’altra parte di Terence. Nel mentre fa la stessa cosa dall’altra parte del cavallo, di qua si asciugava e cambiò colore schiarendo a chiazze. Adù gli dico: funziona!! Ed ecco che nei suoi occhi brillarono carichi di soddisfazione per essere riuscito nell’ intento. Ricominciò maremma qui, maremma la, sorrideva e bagnava il cavallo con la spugna, ad un tratto Terence dette due scodate e prende Adù in faccia con la seconda, non vi dico i maremma maiala che disse, ma soprattutto come si conciò il cavallo e Canapino che dal ride cascò dalla sdraio. Terence sembrava il cavallo degli Indiani con in più qualche striatura, per via delle codate che dette, le mèsches avevano funzionato!! Adù era al settimo cielo mentre si lavava la faccia bagnata dopo la codata del cavallo, c’era riuscito, l’aveva “tinto”!! 

Questo scritto indica dei punti precisi del filmato sopra del 1973 dove vedrete Marco Polo come vi ho descritto però dal “vero”, con un mantello che sembra biondo con tante chiazze di colore diverso, lui era semplicemente un sauro con la criniera e coda sul rosso come tutti i sauri, invece Adù Muzzi lo schiarì, come scritto sopra, più qualche strisciata a causa delle scodate che vi ho già raccontato; gli fece diventare anche la criniera e la coda bionda. E’ un filmato dalla BBS il commento è in inglese ed è girato su Canapino e la Contrada del Bruco in particolare. Poco dopo il principio <<da 11.10 a 12.31>> c’è Canapino nel Giugno 1973 che fa vedere Pitagora e Panezio alla sua scuderia. Da << 19.13 a 19.17 >> vedrete il Sindaco di allora Roberto Barzanti
Da <<19.40 a 19.42>> potete vedrete Ferdinando Leoni detto Ganascia con la cavalla <Rosetta> a mano . Da <<19.59 a 22.6 >> vedrete Manzi che si segna al tavolo della segnatura fuori dell’Entrone, seduto al tavolo con la giacca celeste che segna cavalli e Fantini è il mitico Bianciardi Fabio detto il Belva del Valdimontone, era lui che quando il Montone vinceva il Palio imitava il Mangino storico del  Nicchio il Donde, si vede anche Canapino che si segna, poi ci sono io < Spillo diciottenne>> con Panezio a mano, poi Pitagora <grigio> portato da Marino Lupi detto Veleno che vinse il Palio con Gaudenzia nella Giraffa nell’Agosto del 1954. Marino Lupi fu il maestro di Canapino e anche il mio al mio inizio. Di lui vi parlerò più avanti, in un’altro racconto perché merita un capitolo a parte.  La scuderia di Canapino in quell’anno la mandavamo avanti lui e io a parte Canapino naturalmente.
Da << 20.54 a 20.56 >> dentro l’Entrone seduto al tavolo c’è il Dott. Guiducci con gli occhiali e il camice bianco, quello era il tavolo delle “contrattazioni” delle assicurazioni sui cavalli, un secondo e due più si vede ancora Guiducci che guarda la bocca di un cavallo e si vede bene anche Ganascia con una maglietta celestina.
Da << 21.8 a 21.10>> si vede la cavalla Tatiana con il N° 22 con il mantello Morello montata da Vincenzo Foglia detto Frasca che poi prende il galoppo verso il Casato. A <<22.11 a 22.12 >> si vede Muzzi Adù con la giacca marrone che brontola e spiega un fatto avvenuto durante la Batteria e che coinvolse Tatiana e il Foglia, dietro Adù si vede Ennio Regoli prima mangino e poi Capitano del Valdimontone. 
Da <<22.46 a 31.8 >> si vede l’assegnazione dei cavalli di quel Giugno 1973 poi si vede Marco Polo portato nella stalla del Bruco, portato alla prova con Canapino e fino alla sua benedizione nella Chiesa del Bruco. Si vede Gueriero Capannoli che era Barbaresco del Bruco e anche il Dott. Barducci che era il capitano del Bruco a <<23,50>> con giacca blu seduto al tavolo sul palco al momento dell’assegnazione dei cavalli. In quel tratto di tempo che ho segnalato sopra si vede anche la segnatura dei Fantini e il Mossiero Ruba Cuori con la maglietta blu scura che spiega come intende valida la mossa su un’osservazione di Canapino.
E’ un filmato interessante da vedere, racconta un Palio che fu.

avvisati poi gli altri del risultato raggiunto, non si capacitavano come fece Adù a farlo, sempre per la paura che sapevano avesse dei cavalli. La stessa sera vennero tutti a cena a scuderia, ma quella era una prassi, accadeva quasi tutte le sere, d’inverno e d’estate che ci fossero dieci quindici persone a cena a scuderia, e io naturalmente dopo lavavo tutti i piatti. Allora a scuderia non c’era ne corrente elettrica ne acqua del vivo. La luce era data da due batterie che venivano ricaricate, una volta al giorno, da un motore a gasolio e l’acqua era in una cisterna che si riempiva con l’acqua piovana e qualche volta, quando pioveva meno, la facevamo portare con l’autobotte per riempirla. Tornassi indietro ritornerei sempre li e rifarei mille volte quello che ho fatto, li, da Canapino, come mi piacerebbe scrivere questi fatti magari con lui che mi ricorda qualche particolare. Ciao Leonardo sei sempre nei miei pensieri. Portammo il cavallo in Piazza. La notte lo montai io diciottenne, dopo aver prima fatto dei giri prima con Panezio. Il cavallo fu segnato al Sardo. 

La notte arrivammo alla Basilica dei Servi con il Camion, li scendemmo i cavalli. Io montai Panezio, Canapino Pitagora e Salvatore portava Terence a mano e ci avviammo verso Piazza. Di cavalli c’erano anche altri, che poi montammo ed erano Tatiana

e Pindaro

di proprietà di Giuliano Gambelli 

e che tenevamo noi. Loro ora non ci interessano, ma un saluto a Giuliano che era un mio amico e ora pur troppo non c’è più non posso non farlo, ciao Giuliano.
Ad essere sincero non ricordo chi dette il nome Marco Polo a Terence, ma questo fu il suo nome Piazzaiolo. 
Oggi primo Novembre, telefono al Poppi Ivano in pizzeria e gli domando: Ivano scusa, ma ti ricordi chi fu a mettere il nome Marco Polo a Terence che non me lo ricordo? Fu Mauro Bernardoni a metterglielo mi risponde, grazie gli dico e gli spiego che volevo fare questo ricordo, già mi dice lui: lo so che sei diventato “scrittore” ora, ci salutiamo. Anche con il Poppi ne abbiamo fatte… da cambiare non so quante volte la Crociera del camion per la strada ogni poco perché il Ford Transit di Canapino, che portava tre cavalli e che guidava quasi sempre il Poppi era così pesante che si rompeva spessissimo la Crociera appunto, allora il Poppi ed io ci sdraiavamo sotto il camioncino dove s’era, s’era e lui cambiava a tempo di record il pezzo. Oppure quella volta che a cavallo assieme anche a Canapino giravamo a cavallo sulle mura del Castello di Brolio per un fil che giravano li, che risate ci siamo fatti!! Comunque  risolto “l’enigma” di chi dette il nome Marco Polo.
Arriviamo in Piazza c’erano ancora i tavolini e la gente era ancora a sedere quando entriamo a cavallo dal Chiasso Largo. Sono più o meno le due di notte. Come scritto la gente è ancora seduta ai tavoli dei Bar, noi arriviamo e loro si alzano dai tavoli, i Camerieri li tolgono, qualcuno si alza di scatto spaventato-a e ci manda pure qualche accidente, Canapino rideva come un bischero, io invece ero troppo concentrato, felice e quasi incredulo di quello che mi stava accadendo.  
In Piazza a vedere le prove di notte a quei tempi ci rimanevano cento, forse centocinquanta persone e tutti in religioso silenzio,  l’atmosfera era di un fascino unico, le curve di San Martino e del Casato le vedevi pochi metri prima di arrivarci tanto era buio. 
Che spettacolo però a quei tempi la notte!! 
Salvatore con Marco Polo va dentro l’Entrone, e il cavallo a toppe viene subito notato ma non riconosciuto, Terence <Marco Polo > era un bel cavallo davvero.
La soddisfazione e la gioia era tutta la mia quella notte, finalmente montavo in Piazza del Campo, il mio primo sogno si era avverato. Montare Panezio

li dentro era come montare un motorino automatico, faceva tutto da se, si alzava da solo prima di San Martino e andava giù da solo al momento giusto così anche alla curva del Casato. Che fenomeno era, il cavallo Ragioniere come lo chiamava Adù e gli altri di scuderia !!
Dopo aver fatto dei giri con Panezio, che intanto mi aveva insegnato la strada da fare in Piazza, Canapino con Pitagora mi galoppava dietro, scendo e vado a montare Marco Polo. Mentre Canapino scende da Pitagora e monta Panezio per farmi da battistrada mentre galoppo Marco Polo, e Pitagora va nell’Entrone. Terence tirava veramente forte, ma lo conoscevo bene e riuscivo a tenerlo facilmente, anche perché Canapino mi fece mettere il morso doppio. Erano i suoi cavalli  e li  avevamo preparati per il verso giusto e quindi si adattò subito alla Piazza e ci galoppo da subito forte e preciso. 
La gioia dentro di me era incontenibile, mentre Adù, il Bernardoni, Manganelli, la Letizia Barneschi, gongolavano soddisfatti da una parte, e Saggia guardava il cavallo con soddisfazione e reggeva la parte del proprietario alla grande. 
Bravo Camillo mi dice Canapino mentre a cavallo torniamo ai Servi dove avevamo lasciato il camion. Torniamo a scuderia tutti soddisfatti  aspettando il 29 mattina per portare lui e gli altri alla Tratta.  FINE SECONDA PARTE
Grazie

sabato 8 novembre 2014

2-LUGLIO-1973 MOSSA DEL PALIO

BRUCO AL SECONDO POSTO NICCHIO ALL’OTTAVO.
                           CIVETTA DI RINCORSA
TERZA PARTE MARCO POLO
La mattina presto assieme a Marino Lupi detto Veleno il maestro di Canapino e mio, almeno al principio della mia esperienza ippica e che stava a scuderia anche lui assieme a me sin dall’inverno, lui faceva le lettiere io montavo i cavalli e dopo portavo via tutto lo sporco di undici cavalli con le cesta. Già le cesta!! Le riempivo fino allo spasimo… poi le mettevo su una cassetta della frutta vuota, per averla più alta e me la caricavo sulla schiena aiutandomi con la voce per alzarla, pesavano veramente un’esagerazione. Una mattina Canapino mi dice: che esagerato e quanto peserà mai… mi sposta si abbassa e se la caricò sulla schiena peccato che gli cascò sotto da quanto pesava, mentre si rialzava imprecava: maremma qui, maremma la o che c’hai messo il piombo dentro? Naturalmente Marino e io ridevamo come scemi…. E poi mi toccò riempirla perche il concio dei cavalli era finito tutto interra di nuovo. Penso che fosse pesata più di un quintale, non a caso a quei tempi Leonardo mi chiamava Manona per la forza che avevo.
Tornando al discorso di prima, ci alzammo ed andammo a preparare i cavalli da portare alla Tratta: Marco Polo, Panezio, Pitagora, Tatiana e Pindaro, e dare da mangiare agli altri; in scuderia era piena c’erano undici cavalli.  A Tatiana ero particolarmente affezionato, anche se per farla diventare cavalla affidabile so io quanto ci ho impazzito assieme a Canapino. Lei aveva sangue Maremmano e come la stragrande maggioranza dei Maremmani per domarli bene e per convincerli a fare quello che devono ci vuole tempo, sono veramente testoni e prepotenti, le studiano tutte per non fare quello che gli viene chiesto. Quando poi imparano e si convincono diventano più affidabili degli altri, anche se tendono sempre a rispettare di più quella persona che li ha domati e vinti.
Tatiana la feci debuttare in corsa io montandola nella Primavera ad Asciano nel 1972. Mentre monta ci avviavamo alla partenza gli tirai la cinghia della Sella che era lente, a quel punto si ribello facendo una falcata che ci mancò poco montassi addosso al Maresciallo dei Carabinieri di Ascino che scappo via impaurito e imprecando contro di me, non aveva tutti i torti, ma io non avevo colpe, dovetti correre con la cinghia lente e la Sella che mi andava in qua e in la, riuscì lo stesso ad arrivare secondo non era, allora, ancora un boccon da ghiotti, come si dice….. La corsa dopo la vinsi con Pindaro che al contrario di Tatiana era un cavallino serio, preciso e sapeva anche muovere bene le gambe, anche se non era un fenomeno. Torniamo alla mattina del 29.
Verso le sei e trenta arrivò anche Leonardo Viti <Canapino> il Poppi Ivano e gli altri che insieme a me e a Marino avremmo portato i cavalli in Piazza. C’era naturalmente anche Salvatore Saggia, lui avrebbe portato Marco Polo, ormai era segnato a lui e doveva recitare fino in fondo la parte del proprietario. I proprietari della scuderia 2BM ci aspettavano invece in Piazza del Mercato a Siena.
Il Camion non era più il famoso Ford Transit a tre posti, Canapino lo aveva venduto e comprato al suo posto un Van che ci poteva caricare sei cavalli. Quel Ford era però nel mio destino, qualche anno dopo lo comprai proprio io. Caricati i cavalli andammo a Siena. Arrivati in Piazza del Campo tutti guardavano il bel cavallo a toppe, Marco Polo e commentavano: sembra il cavallo degli Indiani. Dopo svolte le procedure di segnatura e arrivata la lista delle Batterie lessi, assieme a Canapino, che avrei corso la seconda batteria con Panezio e la quarta con Marco Polo. Bene: disse Leonardo, monti prima lui così ti ricorda dove passà!! Panezio fece quello che preannunciò  Canapino mi ricordò la strada, faceva come fece la notte, tutto da solo, che fenomeno era!! Marco Polo, anche lui andò benissimo con quella galoppata potente che “mangiava” la pista, ma io ero tranquillo, avevo rotto l’emozione la notte avanti e quelli erano cavalli che conoscevo come le mie tasche. Tatiana la montò Vincenzo Foglia detto Frasca, che ebbe un inciampo con qualcuno e cadde, non lo so cosa accadde di preciso ero dentro l’Entrone che passeggiavo Panezio, non successe nulla di particolarmente grave e non ne fu parlato poi. Pindaro fu montato da Antonio Trinetti < Canapetta> era cavallino esperto aveva già corso due Palii l’anno avanti, nell’Agosto nell’Istrice con Costiero Ducci detto Aramis ragazzo che frequentava la scuderia di Canapino, montando anche i cavalli la mattina con noi; e il Palio straordinario di Settembre nell’Aquila fu montato da Eletto Alessandri detto Bazza, altra persona che ho frequentato nelle mie esperienze prima di approdare da Canapino. Pitagora lo montò Leonardo da se, facendo la sua batteria tranquilla, anche lui come Panezio aveva già corso i tre Palii precedenti. Per Tatiana fu necessaria la batteria di recupero, per quella batteria fu montata da Cerrone Vittorio detto Turbine e la cavalla andò bene e fu poi presa per correre il Palio assieme a: Pitagora, Panezio e Marco Polo, mentre Pindaro fu scartato. In quel Palio di Luglio del 1973 quattro cavalli su dieci erano della scuderia di Canapino.
Finite le batterie Canapino mi disse bravo, alleluia!! era la seconda volta!! vi assicuro che avrebbero dovuto suonare le Campane, era cosa non rara, qualcosa di più, sentirsi dire bravo da Canapino!! Anche gli altri si complimentarono con me, io gongolavo felice e soddisfatto della mia prima Tratta, diciotto anni Mamma mia quarantuno anni fa e più ormai!!
All’assegnazione Panezio andò alla Lupa, risultò poi lui il vincitore di quel Palio con Rosario Pecoraro detto Tristezza. Tatiana toccò all’Onda e fu montata Antonio Zedde detto Valente. Pitagora fu assegnato al Nicchio e fu montato da Donato Tambutrelli detto  Rondone. Marco Polo andò nel Bruco. Mentre il Barbaresco andava a prendere il cavallo Adù prese per un braccio Mauro Bernardoni strattonandolo e dicendo con il sorriso sulle labbra e urlando: S’E’ INVENTATA NOI !! Canapino in quel periodo era impegnato con il Bruco e sarebbe stato quindi lui a montare Marco Polo avendo così delle più che seri possibilità di vincere quel Palio e portare così il Drappellone in via del Comune dopo diciotto anni di digiuno. Faccio un passo indietro, di quando arriviamo dentro l’Entrone. Solo uno riconobbe che Marco Polo era in verità Terence, fu Vincenzo Foglia detto Frasca, gli altri nemmeno per sogno pensavano che potesse essere lui. Interrogavano Saggia da dove venisse quel cavallo, se era Italiano,  se fosse in possesso del certificato di  riconoscimento, e lui: certo che ha il certificato, naturalmente mentendo, il certificato lo aveva, si, ma di Puro Sangue non di Mezzo, rispondeva serioso, ma noi che lo conoscevamo ben notavamo il suo sorridere sotto i baffi. Erano comunque bugie innocue, ma necessarie per dare credibilità del cavallo; oggi ti “arresterebbero” per una sciocchezza del genere. Era un altro Palio!! Ma soprattutto un altro mondo !!
I Brucaioli andarono via dietro a Marco Polo imprecando, nonostante qualcuno dicesse che il cavallo era bono e saltavano e ridevano felici e gli altri erano interdetti non capivano, la maggior parte di voi sa cosa sono quei momenti quindi può immaginare…….. Penso che poi arrivati nella contrada del Bruco sia passato poco tempo che tutti venissero a conoscenza che in realtà avevano un cavallo Puro Sangue in grado di poter vincere.
Marino il Poppi ed io tornammo con Pindaro a scuderia. La sera sistemati i cavalli un poco prima del solito e lasciato solo l’incombenza a Marino di dare un poco più tardi le Biade, lo salutai, presi il motorino e andai a Siena a vedere la prova; la stessa cosa feci le altre sere, sola la mattina non andavo, dovevo lavorare i cavalli. Canapino aveva messo il morso doppio a Marco Polo per gestirlo meglio, quel “delinquente” la mattina della tratta non me lo fece mettere perché mi disse: senti te monti con il filetto, quello doppio lo metto a Pitagora senn’ò mi fa schiantà, tanto te Terence lo tieni bene anche con il morso normale, mai deludere Canapino quando ti dava fiducia…..
La prima sera fece una prova tranquilla tesa a far imparare ancora meglio la strada al cavallo, mentre i Brucaioli in Palco cantavano felici come matti!!
Tutti ormai sapevano chi in realtà fosse Marco Polo, come dice De Andre: la notizia un po’ originale…. vola, di bocca, in bocca….
Bruco e Nicchio erano ritenuti i favoriti di quel Palio di Luglio del 1973. Nonostante Panezio alla Lupa, che però aveva dei seri problemi con la rivale Istrice e le scaramucce tra le due contrade furono continue durante i quattro giorni Palio, e Tristezza, il fantino tanto tranquillo in quella situazione non era. Tra il Bruco e il Nicchio c‘era l‘accordo, chi delle due girava primo San Martino sarebbe andata a vincere mentre l‘altra avrebbe coperto. Mi pare di ricordare fosse la sera della prova Generale, il Bruco partì primo con il Nicchio secondo e quasi a coppia, arrivati al secondo San Martino il Nicchio al di fuori

 

va dritto e si tirò dietro anche Marco Polo che aveva già iniziato al curva. Canapino andò a sbattere di schiena nel materasso d’angolo di san Martino e rimase a terra indolenzito e leggermente frastornato dalla botta. Io corsi subito li e sorreggevo Canapino con un Braccio mentre con l’altra mano tenevo Marco Polo. Rondone, il fantino del Nicchio era in piedi davanti a noi che tirava il cappello della muta da fantino in terra, lo raccoglieva e ce lo ributtava, inveendo verso Canapino. La responsabilità dell’accaduto non era certo colpa di Canapino e fortuna volle che fosse indolenzito, perché conoscendolo, e da come guardava Tamburelli se stava bene ho paura che avremmo assistito ad un’incontro di Box e vi garantisco che Leonardo tirava dei cazzotti micidiali. Di li a poco arrivarono anche i Brucaioli che presero il cavallo, Canapino e imbestialiti tornarono nel Bruco.

Chi legge e ha visto il filmato in televisione dell’accaduto ora sa che quel ragazzo che si vede ero io, per quel che può valere. Il giorno del Palio avvenne la fotocopia della prova descritta. Al secondo giro il Nicchio, secondo e di fuori al Bruco va dritto a San Martino tirandosi dietro il Bruco. Probabilmente se Donato Tamburelli <Rondone> avesse fatto tesoro della prova del giorno prima, il fatto non sarebbe riaccaduto, Canapino e il Bruco avrebbero girato e poi vinto. Il Bruco non avrebbe dovuto aspettare così fino all’Agosto del 1996 per portare il Palio in via del Comune, Rondone avrebbe avuto il Portafoglio pieno e non solo lui.    

FINE TERZA PARTE
Grazie

QUESTO  E’ IL FILMATO DEL PALIO

 

MARCO POLO ULTIMA PARTE

A Canapino, ai Brucaioli e a tutti i componenti della scuderia 2BM quel Palio rimase nel Gozzo come si usa dire normalmente, Adù forse è stato quello che ci s’imbestialì più di tutti e non so quanti “accidenti” arrivarono a Donato Tamburelli <Rondone>. Marco Polo confermò di essere un ottimo cavallo da Palio. Arrivare alle prove di notte e alla Tratta dell’Agosto 1973 fu un batter d’Occhio. Stessa trafila…. cavalli caricati e portati fino alla Basilica dei Servi, qui scesi e portati in Piazza del Campo alle “Romantiche” Prove di Notte di allora. Io montai: Tatiana, Marco Polo, e Marisa che era una Mezzo Sangue si, ma di fatto era una cavallina da sella e anche parecchio scomoda da montare a pelo, oltre a non avere un’andatura da cavalla da corsa era anche tonda come una Mela e quindi non ci si stava sopra, ti sentivi andare in qua e là pur essendo allenatissimo, la portammo come il cavallo “sacrificabile”, nel senso che l’avrebbero scartata e non ci sarebbero state così le solite lamentele e polemiche che prendevano tutti i cavalli di Canapino, della 2BM; ma era normale e giusto che lo facessero, allora erano probabilmante gli unici cavalli veramente preparati per correre il Palio di Siena e perciò i più affidali. Portammo quella notte, Panezio anche se non ne aveva bisogno, ma a quella Tratta lo avrebbe montato un ragazzo, amico di Cesare Manganelli, Francesco Torti, ed era più un passionista che un fantino e non aveva mai galoppato in Piazza del Campo. A quel punto portammo anche Pitagora, ormai era già la terza volta che andava a dritto al secondo San Martino per il Palio. Arrivammo in Piazza che sembravamo un reggimento….. sempre verso le due di notte e sempre con la gente seduta ai tavoli dei Bar che scappavano quando ci vedevano arrivare. Fatte le prove sempre con quel religioso silenzio che ci accompagnava, e i nooo di quando qualcuno cadeva, tornammo alla Basilica dei Servi, Caricammo i cavalli  e rientrammo a scuderia. Il 13 mattina al solito prestissimo Marino Lupi ed io ci alzammo, preparammo i cavalli da portare in Piazza: Panezio, Pitagora, Pancio, Marisa, Tatiana e Pindaro. Poi demmo da mangiare agli altri cinque che rimanevano e agli altri cavalli che avevamo e stavano al Prato e venivano sotto la tettoia quando gli portavamo la Biada. Dopo che arrivarono Canapino “l’autista” Poppi Ivano, e gli altri che avrebbero dovuto portare i cavalli in Piazza. A quel punto li caricammo sul Van e via in Piazza del Mercato a Siena, li come al solito ci aspettavano: Adù, il Bernardoni, Manganelli e Letizia Barneschi. Nel frattempo Salvatore Saggia era diventato anche proprietario di un altro cavallo, gli venne segnata pure Marisa; se ne fece poche di risate anche lui, si, in quel periodo alle cene che facevamo a scuderia praticamente tutte le sere e anche con i suoi ottimi Formaggi. Ormai tutti sapevano chi in realtà fosse il cavallo che assomigliava a quelli degli Indiani, Marco Polo, e tutti quel 13 mattina del 1973 avrebbero voluto nella propria stalla di Contrada oppure il vincente di Luglio, Panezio; anche Orbello era atteso, aveva già vinto 2 Palii ma era cavallo che veniva forte al terzo giro, credo che per questo i primi due fossero i cavalli più ambiti. Vinsi la batteria con Tatiana, ( leggo: in il Palio di Siena che Tatiana fu montata da Bazzino per quella Tratta, la cosa è errata, Tatiana quell’Agosto 1973 la montai e ci vinsi io la batteria ci tenevo troppo a quella cavalla, l’avevo domata e addestrata sempre io, e già non mi fece piacere non averla montata il 29 Giugno precedente ma le direttive di scuderia erano le direttive e andavano rispettate )  Marco Polo e Pitagora pur avendo fatto bene entrambi la batteria furono obbligati a farne un’altra, la batteria di recupero, anche li andarono bene e furono presi assieme a Panezio. Marco Polo fu assegnato alla Torre  e non vi dico l’esultanza dei Torraioli, la Torre aveva come fantino ufficiale: Antonio Trinetti <Canapetta> Panezio andò nell’Aquila e vestì il giubbetto di via del Casato Adolfo Manzi <Ercolino> che lo aveva già indossato a Luglio montando Rondine. Eletto Alessandri <Bazza> montò Pitagora assegnato al Leocorno. Marco Polo era sicuramente il miglior cavallo di quell’otto. Canapino non fu chiamato, e le discussioni sulla sua corsa su Tpolone dell’Agosto 1971 non era stata digerita dai Contradaioli della Torre e poi aveva ancora l’impegno con il Bruco, contrada che ebbe in sorte Musella, e pur troppo per loro non era certo cavalla che dava molte possibilità di vittoria, e poi in un lotto di cavalli competitivo come c’era in quell’Agosto, da Panezio a Marco Polo passando per il forte Orbello e Pitagora non era certo da meno di questi anzi… ma girare quel secondo San Martino diventò per il Palio un problema insormontabile per lui, tutti i suoi anni di carriera paliesca non girò mai quel secondo San Martino, anche io lo so bene ricordando il due di Luglio 1974. Per anni non ci siamo spiegati, Canapino io e gli altri che lo conoscevamo bene, come mai Pitagora non girasse quel secondo San Martino, mentre da tutte le altre parti andava benissimo e avvolte in piste con curve peggio di quelle di Piazza del Campo. Ecco! IO l’ho scoperto un paio d’anni fa vedendo dei filmati del Palio al Canale Civico, solo in uno si riesce a vedere però quello che accadde, e bisogna farci molta attenzione, così, se vi capiterà di vederlo vi potrete togliere, se volete, la curiosità di quello che sto per dirvi. Il primo Palio Pitagora lo corse nel Luglio del 1972 nella Selva e fu montato da Arturo Dejana <Pel di Carota> Al secondo San Martino venne schiacciato sul Colonnino da più cavalli, direte che centra? Il cavallo si ricorda più di tutto dei dispiaceri, e quello lo fu, ed è stato il motivo per cui Pitagora non girò più il secondo San Martino per il Palio. Nella mia esperienza e girando in molte scuderie del Senese che avevano cavalli da Palio, mi son reso conto oggi il perché certi cavalli facevano certe cose e altri andavano poi a dritto a San Martino o al Casato. Quando capiteranno le occasioni vi dirò i miei ragionamenti. Tornando a quell’Agosto del 1973. Mentre ero a Scuderia la mattina del 15 di Agosto e mi stavo cambiando per andare a vedere la prova in Piazza, sento arrivare un’auto proprio sotto la finestra della cameretta, tra l’altro non nella zona d’ingresso della scuderia ma in un’altra proprietà; li ci stavamo solo noi, il resto dei caseggiati erano ruderi, mi affaccio e vedo una Simca color ruggine, con uno stemma della Torre sul vetro posteriore. Alla mia domanda: chi cercate? Mi dicono: Camillo? Si gli rispondo, e uno di loro aggiunge: ha detto Adù vieni con noi e prendi un paio di scarpe. Va bene arrivo! Solo dopo scopro che l’uomo che guidava era Marino Serchi e i due ragazzi con lui erano Enrico Fatucchi, che è stato recentemente anche il Capitano della Torre e Roberto Brizzi. Ero già cambiato e mancava pochissimo alla prova, prendo in mano un paio di mocassini neri che ci lavoravo e montavo a cavallo, e che mi ero appena cambiato, faccio il giro della scuderia e li raggiungo alla macchina, quindi partiamo per Siena. Nessuno mi disse nulla e io stetti zitto. Arriviamo alla Fontanina della Torre, in Salicotto non c’era nessuno, solo il Dott. Artemio Franchi.

Dopo che scesi dalla macchina mi salutò, mi disse chi era e mi chiese se me la sentivo di fare la prova nella Torre con Marco Polo e che gli aveva detto Adù di venirmi a prendere. Certo rispondo: nessun problema. Con lui e i due ragazzi ci avviammo verso Piazza a passo svelto, mancava pochissimo alla prova. Se ci ripenso….. io con quelle scarpe in mano, senza una busta, tenendole con due dita infilate dalla parte dei talloni andando verso Piazza…. deve essere stata una scena proprio agreste…. Arrivati all’Entrone ci dirigemmo verso Canapino che era accanto alla Cappella dove c’è la finestra dell’Entrone in compagnia di Capitano e Mangini del Bruco, intanto arrivarono anche i Mangini della Torre che il dott. Franchi mi presentò. Bene Dottore, dice al Dott. Franchi Canapino sorridendo: mi ha preso il cavallo, ora il Fantino e vole…. anche il Camion? Ci fu una leggera risata generale. Poi si rivolse a me e dice: me lo spieghi che ci fai con quelle scarpe in mano? E ci monto gli rispondo, Sciabordito!! le scarpe per montà qui e ce l’hai ai piedi…..
Indossavo un paio di stivaletti di tela. Montai poi con quelli e li tenni da parte per montarci solo in Piazza, ci corsi diverse Tratte e Palii.  Dopo lo scoppio del Mortaretto usciamo a cavallo dall’Entrone per andare ai Canapi, li si che mi venne la “libidine” che spettacolo i colori di Piazza…..!!! Era di mattina tantissima gente non c’era. Mentre andiamo verso il Casato Canapino mi dice: tranquillo… poi vedo che si avvicina ad Aceto che montava nell’Oca con il cavallo Nedo e sento che gli dice: se ti provi ad avvicinarti a Camillo ti rompo!! Io gli volevo e gli voglio bene, ma lui pure me lo voleva!! Mentre salgo su per il Casato da dentro Piazza sento: o brindellone o chi sei o chi t’ha sciolto? Oddio, bello da vedere non dovevo esse di certo, avevo i pantaloni della muta da fantino della Torre che mi arrivavano a mezzo stinco.

Io facevo orecchio da mercante e avevo “l’esaltazione” a mille!! 
Ma ero tranquillissimo, montare Marco Polo per me era normale. Entro primo al Canape, il cavallo con me stava tranquillo e fermo a differenza che con Canapetta. Partì in testa facilmente e girai anche san Martino primo,

poi feci una prova ad andatura tranquilla come mi avevano detto di fare. Fermai poco prima di San Martino dove c’erano i Torraioli anche loro sorpresi di vedermi ma contenti per la bella prova fatta. Rimasi nella Torre, tornai a Scuderia la sera dopo il Palio. La Prova Generale la montò Canapetta,

si vedeva che era in difficoltà con il cavallo, Canapetta ai suoi tempi è stato un fantino vero ed era, secondo me, anche parecchio bravo, forse il Purosangue, ed impegnativo come Marco Polo e lui che era verso il declino non erano compatibili. La mattina della provaccia rimontai io la prova, al Canape ero ancora basso ed ancora una volta partì primo e girai primo San Martino sentendo gli applausi del Palco dei Torraioli come il giorno prima, poi rallentai parecchio come mi fu detto di fare. Marco Polo ci andava veramente forte in Piazza del Campo, a lui piaceva galopparci, si sentiva. Poi seppi che fu chiesta l’assemblea per far si che montassi io quel Palio, ma Capitan Franchi non se la sentì e fece bene, perché i Palii per vincerli bisogna sempre prima correrli. Vero è che è stato sempre il cruccio di Franchi, e mi diceva sempre: Camillino dovevo avere più coraggio e montare te a quel Palio, e io gli rispondevo sempre come ho scritto sopra: che vanno sempre prima corsi i Palii. Un’altra piccola soddisfazione fu quando Franchi mi disse sai Camillo che mi ha detto il Mossiere? Calbrò

<Ruba Cuori>: Ma chi è quel ragazzo che monta in quella maniera splendida quel cavallo? Lui era stato uomo di cavalli quindi sapeva quel che diceva ecco perché la mia piccola soddisfazione. Vinse il Palio l’Aquila con Panezio scosso, Manzi cadde al terzo San Martino per chiudere la strada alla Torre che veniva come un bolide, nel mentre che passa la Torre a San Martino, e sarebbe andata in testa, si alza il cavallo della Lupa Satiro che era caduto il giro precedente e fa cadere Canapetta, Panezio e Marco Polo volano verso il Casato inseguiti dalla Chiocciola che veniva forte anche lei con Rondone e Orbello, ricordate? Cavallo da terzo giro… ma la cosa eccezionale fu che davanti il bar Fonte Gaia Marco Polo provò dal didentro a passare Panezio che vistosi minacciato si girò mordendolo e tenendolo dietro. Panezio e l’Aquila vinsero la Torre seconda e la Chiocciola terza dal di fuori il tutto in una distanza di mezzo cavallo.

Marco Polo corse poi un altro Palio solo, nell’Agosto del 1974 nell’Onda arrivando ancora secondo montato da Manzi. Io dall’inverno 1973-1974 non ero più da Canapino ma ero diventato il fantino ufficiale della Torre e il mio “amico” Marco Polo non l’ho mai più montato ma rimarrà sempre nel mio Cuore e nei miei pensieri per essere stato il fautore del mio inizio di fantino da Palio. La sera dopo il Palio e ricevuti dal Dott. Franchi duecento mila lire come compenso per le due prove fatte, andai da Canapino nella Stalla del Bruco, si stava cambiando, era tutto tranquillo. Alzai la gamba dei pantaloni e presi le duecento mila lire che avevo nascosto in cima ai calzettoni e li detti a Canapino, era il guadagno di scuderia non mio. A Settembre presi la patente per l’auto e mi arrivò da Canapino la cinquecento familiare bianca.

Pur troppo Marco Polo un gran cavallo, che ha corso poco e vinto mai; e mai potrò scordare Adù Muzzi che lo tinse, la codata in faccia che prese e Canapino che cadde dalla sdraio dalle risate, e quel Palio e quel Mondo che fu!!!
  
Pier Camillo Pinelli (Spillo) oggi un Brontolo

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Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: piercamillopinelli@gmail.com

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