ONDA

Contrada Capitana dell’Onda

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Contrada Capitana dell’Onda
Contrada di Siena
Contrada Capitana dell'Onda-Stemma.PNG
Stemma Stemma d’argento: un delfinocoronato alla reale, natante nel mare azzurro.
Colori Bianco e celeste
Motto Il colore del cielo, la forza del mare
Terzo Terzo di Città
Compagnie militari Casato di Sotto, San Salvadore
Dirigenza Priore: Massimo Castagnini (dal 2012)
Capitano: Alessandro Toscano (dal 2016)
Sede Via Giovanni Duprè 111
Museo Via Giovanni Duprè 111
Oratorio Chiesa di San Giuseppe
Patrono Visitazione di Maria Santissima
Festa: 2 luglio (celebrata la quarta domenica di giugno)
Vittorie Per la Contrada: 461/2
Per il Comune: 401/2
Ultima vittoria: 16 agosto 2017
Alleate 600px Blu listato di Rosso e Bianco.PNG Nicchio
700px inclined HEX-F4D139 HEX-092D77.svg Tartuca
600px Giallo e Rosso listato di Bianco Linee Orizzontali.png Valdimontone
Rivali 600px Rosso listato di Bianco e Azzurro.PNG Torre
Contradaioli Ondaioli
Periodico Malborghetto
Sito contradacapitanadellonda.it

La contrada Capitana dell’Onda è una delle diciassette suddivisioni storichedella città toscana di Siena.

Territorio

Le strade all’epoca del Bando

Il Bando di Violante di Baviera (1730) determina la suddivisione territoriale delle diciassette contrade di Siena facendo riferimento ai palazzi e ai loro proprietari dell’epoca, basandosi quindi sulle costruzioni più che sulle strade. Esso viene ancora oggi considerato la disposizione di base per determinare gli effettivi confini delle contrade. Secondo il Bando relativo alla Nuova divisione dei confini delle Contrade, il territorio della Contrada Capitana dell’Onda è delimitato dalle seguenti vie e palazzi:

Onda. n. 6. – Dall’arco di San Giuseppe per tutta la strada di San Salvatore colla metà del Mercato vecchio da detta parte entri in piazza presso il palazzo dell’Eccelsa Signorìa e quello comprenda fin dove abita il signor Capitano di Giustizia, salga nel Casato, prenda a man sinistra tutte le case fino atta Costa larga e da quella in su cammini per ambe le parti, comprendendo tutti i vicoli che sono verso. San Salvatore, passi la svolta del Casato e prendendo le case a man sinistra passi pell’arco di Sant’Agostino, tenendo per quella parte fino a San Giuseppe, ed appartenga ad essa la strada di Fontanella fino a porta Tufi.[1]

Il letterato e commediografo senese Girolamo Gigli (16601722) così riportò nel suo Diario Sanese, pubblicato postumo nel 1723[2]:

«L’Onda contiene Malborghetto, cioè dall’Osteria della Lupa per San Salvadore fino all’Archetto, mezzo il Mercato vecchio, la Costa fino alla Porta Sant’Agata, oggi Portone di San Giuseppe, il Chiasso del Sambuco, il Chiasso delle Lombarde, il Chiasso Porcinese, che conduce alla Fonte, che si chiama Fonte Serena, il Casato di Sopra e di sotto con tutti gli altri vicoli, che in San Salvadore vanno a riuscire.»
(Girolamo GigliDiario Sanese)

Le strade ai nostri giorni

Via Giovanni Duprè, la strada principale dell’Onda, imbandierata in occasione del Palio del 16 agosto 2009

Via di Malborghetto è l’antico nome di via Giovanni Duprè, così ribattezzata in omaggio all’omonimo scultore, nato proprio in quella strada. La casa natìa dell’artista si trova in prossimità dell’angolo con il vicolo di San Salvadore ed è indicata da una targa commemorativa.

Il territorio della Contrada Capitana dell’Onda

In riferimento all’antico nome della sua via principale, la Contrada Capitana dell’Onda viene tutt’oggi chiamata anche “Contrada di Malborghetto”[3].

L’Osteria della Lupa (altresì nota come “Hosteria della Lupa“) era un’antica osteriasenese, oggi non più esistente, che sorgeva all’inizio dell’attuale via Duprè, in prossimità di Piazza del Campo. Traeva il nome da una lupa dorata fusa nel 1429 e collocata innanzi al Palazzo della Signoria, al fine di renderne meglio riconoscibile l’ingresso ai forestieri[4].

Il Palazzo dell’Eccelsa Signorìa altro non è che l’edificio oggi noto come Palazzo Pubblico, presso il quale ha sede il Comune di Siena. All’Onda appartiene ufficialmente la porzione del Palazzo Pubblico adiacente a via Duprè, inclusa la sala del Mappamondo[5], anche se, per antica consuetudine, l’edificio comunale (così come il Duomo) è escluso dalla giurisdizione di qualunque Contrada[6].

L’arco di San Giuseppe sorge a fianco dell’omonima chiesa, nel punto in cui via di Sant’Agata confluisce in via Giovanni Duprè. L’arco costituisce ciò che resta dell’antica porta Sant’Agata, venutasi a creare a seguito dell’ampliamento delle mura di Siena avvenuto sul finire del XII secolo, e così chiamata in riferimento alla vicina chiesa di Sant’Agata. Con l’ulteriore ampliamento della cinta muraria del 1290 e la creazione di Porta Tufi nel 1326, la porta divenne “arco di Sant’Agata” e mantenne questo nome anche con la demolizione del luogo di culto dedicato all’eponima Santa. Allorché, nel 1522, presero avvio i lavori di edificazione della chiesa di San Giuseppe, l’arco prese il nome di detto Santo[6].

L’arco di Sant’Agostino sorge nel punto in cui via di San Pietro sbocca su via di Sant’Agata, permettendo di raggiungere il Prato di Sant’Agostino. Anche detto arco fu porta cittadina fino al 1325, quando fu aperta via dei Tufi[6].

La Fonte Serena è oggi meglio conosciuta come Fonte del Casato e sorge a fianco della scalinata tramite la quale si scende da via del Casato di Sotto nel sottostante vicolo della Fonte, in prossimità dell’angolo con via della Fonte. Risalente al 1539, fu edificata in pietra a seguito di una petizione presentata dagli abitanti della zona al governo della Repubblica di Siena nel 1532[5].

La strada di Fontanella prende il nome dall’omonima fonte, ancor più antica della precedente, essendo la sua esistenza testimoniata già nel 1263. Altresì nota come Fonte degli Eremiti o Fonte di Sant’Agostino, sorge ai piedi del colle dominato dal Prato di Sant’Agostino e dalla chiesa di Sant’Agata[5].

Piazza del Mercato vista dal lato ondaiolo. Sullo sfondo il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia. Al centro il “Tartarugone”

Il territorio della Contrada, interamente ricompreso nel Terzo di Città, è oggi costituito dalle seguenti vie e piazze[6]:

Vie:

Vicoli:

  • delle Pietre
  • di San Salvadore
  • della Stufa
  • degli Ugurgieri
  • della Fonte

Piazze:

  • del Mercato (parte)[10]

Emblemi dell’Onda (a sinistra) e dell’Aquila (a destra) nell’angolo tra il Casato di Sopra e la Costa Larga, punto di confine tra i territori delle due Contrade

Il territorio ondaiolo confina con quello di altre quattro Contrade:

  • a sud-ovest con la Contrada della Tartuca, da cui è separata da via di San Pietro e via di Sant’Agata. Il territorio dell’Onda comprende l’intera via di Fontanella fino allo sbocco della medesima in via Pier Andrea Mattioli, che invece è ricompresa per entrambi i lati in territorio tartuchino. Inoltre, in forza della convenzionestipulata il 29 novembre 2000, l’Onda è autorizzata a fare uso di una piccola porzione del territorio tartuchino, corrispondente al piazzale della Chiesa di Sant’Agostino, nella parte sottostante al Prato[11];
  • ad ovest con la Nobile Contrada dell’Aquila, da cui è separata dal Casato di Sotto. Proprio nel Casato di Sotto, ai numeri civici dall’82 all’88 sorge la sede storico-museale dell’Aquila, che dunque si affaccia direttamente sul confine con l’Onda. Nella seconda metà del XVII secolo, a seguito della momentanea scomparsa dell’Aquila dalla compagine delle Contrade senesi, l’Onda, come gli altri rioni confinanti, ne assorbì parte del territorio: questa situazione si protrasse fino al 1718, anno in cui l’Aquila fu riammessa al Palio[12];
  • ad est con la Contrada della Torre, con la quale si divide piazza del Mercato. La linea di demarcazione del confine tra le due Contrade è costituita da una costruzione a forma di ellisse, consistente in un’ampia tettoia sorretta da diverse colonne, chiamata comunemente a Siena “Tartarugone” ed edificata nel XIX secolo per ospitare i venditori che ivi si recavano per il mercato cittadino[13]. Stante la plurisecolare rivalità tra le due Contrade, piazza del Mercato è stata anche teatro di frequenti scontri tra i due popoli, documentati almeno fino dal XVII secolo[14];
  • a sud-est con la Contrada di Valdimontone, con cui confina per gran parte lungo la strada sterrata che inframezza l’Orto de’ Pecci. I territori delle due Contrade si toccano anche per un brevissimo tratto nel punto in cui via di Porta Giustizia, interamente compresa in territorio montonaiolo, sbocca sul lato ondaiolo di Piazza del Mercato.

Il territorio dell’Onda si affaccia direttamente anche su Piazza del Campo, che però il Bando non assegna ad alcuna Contrada[15].

Per motivi storici, l’Onda ricomprende nel proprio territorio anche la cittadina di Talamone (nel Comune di Orbetello, in provincia di Grosseto), antico porto della Repubblica di Siena, il quale era presidiato dalle Compagnie militari (poi confluite nell’Onda) di San Salvadore e del Casato di Sotto. Gli abitanti di Talamone che siano anche protettori[16] sono considerati appartenenti al popolo dell’Onda e titolari dei relativi diritti e doveri[17].

Luoghi di Contrada

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Giuseppe (Siena) e Contrada di Siena.

La Chiesa di San Giuseppe, Oratorio della Contrada dal 1787

L’ingresso della Società “Giovanni Duprè”

  • Sede storico-museale
La sede storico-museale dell’Onda sorge esattamente sotto l’oratorio della Contrada, la chiesa di San Giuseppe, di cui costituisce la cripta. Vi si accede, oltre che dalla chiesa, dal numero 111 di via Giovanni Duprè[18][19]. Oltre alla sala delle vittorie, nella quale sono esposti i drappelloni vinti dalla Contrada, la sede ospita una collezione di lavori di Giovanni Duprè: trattasi di gessi originali, realizzati dallo scultore in preparazione delle definitive opere in marmo o in bronzo[20]. Nel salone centrale della sede, ove sono altresì esposte antiche bandiere e le monture indossate dai figuranti (chiamati “monturati“) della Passeggiata storica (il corteo storico del Palio), hanno luogo le riunioni dell’Assemblea e degli altri organi della Contrada.
  • Oratorio
L’oratorio[21], cioè la chiesa di Contrada, è intitolato a San Giuseppe e l’ingresso principale si trova in via di Fontanella, a fianco dell’arco che porta il nome del medesimo Santo. La chiesa fu edificata, ad opera dell’Arte dei Legnaioli (ovvero i falegnami, corporazione poi divenuta l’Arte della Contrada dell’Onda)[22], a partire dal 1522 e i lavori si protrassero fino al 1653, quando fu ultimata la facciata[23]. L’edificio è a forma di croce greca ed è ricoperto da una cupola ottagonale sormontata da una lanterna.
Data la sua edificazione da parte della citata Arte, l’oratorio porta ufficialmente il nome di “San Giuseppe dei Legnaioli”[23].
La chiesa di San Giuseppe costituisce l’oratorio dell’Onda dal 1787, quando le venne assegnata con un rescritto dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo[24]. Gli ondaioli tennero la prima adunanza in San Giuseppe il 22 giugno di quello stesso anno[23].
  • Chiesino (ex-oratorio)
Fino al 1787, l’oratorio della Contrada era stato il cosiddetto “Chiesino”, un piccolo luogo di culto realizzato nel 1589 con la chiusura del portico di accesso della preesistente chiesa di San Salvadore (anteriore al 1230), nell’attuale via Duprè. Il Chiesino, che ai propri piani superiori ospitò per due secoli la prima sede della Contrada, esiste ancora, ma è chiuso da una cancellata[25]. Con il trasferimento della sede della Contrada nella cripta della chiesa di San Giuseppe e con la trasformazione di quest’ultima nel nuovo oratorio dell’Onda, il Chiesino passò in proprietà all’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, che lo possiede tutt’oggi[25].
  • Fontanina battesimale
La fontanina battesimale, raffigurante un delfino, è stata realizzata nel 1972 dallo scultore Algero Rosi ed è ornata di stemmi realizzati da Vittorio Conti, nonché di bronzi opera di Alfonso Buoninsegni[24]. È situata di fronte all’Oratorio, all’inizio di via di Fontanella.
Presso la fontanina, avviene il “battesimo contradaiolo”[26], che l’Onda officia annualmente in occasione della festa titolare, la quarta domenica di giugno.
  • Società di Contrada
La società dell’Onda è intitolata a Giovanni Duprè e si trova in vicolo San Salvadore, al numero 24. Venne costituita il 6 novembre 1890 come “Società di Mutuo Soccorso Giovanni Duprè”[27], divenendo nel 1937 “Dopolavoro Giovanni Duprè”[18]. Dal 1944 ha l’attuale nome[18].
Ai sensi dell’art. 6 dello Statuto della Società, sono soci tutti i contradaioli dell’Onda[27].
  • Casa del cavallo
La casa del cavallo, ovvero la stalla ove viene accudito il cavallo ricevuto in sorte alla Tratta, si trova in via delle Lombarde al numero 30[18][24].
Precedentemente, sorgeva nel vicino vicolo delle Pietre[28].

Origini, scelta dello stemma e del nome

Compagnie militari
Così vengono definite nel 1723 da Giovanni Antonio Pecci le due Compagnie militari, dall’aggregazione dei cui popoli ha avuto origine la Contrada Capitana dell’Onda[29]:

«La strada del Casato, si divide in due Contrade, cioè Casato di Sopra, e di Sotto, quella di sopra, come s’è detto, va unita sotto la Macchina dell’Aquila, e quella di sotto, s’unisce colla Contrada di S. Salvadore, la quale principia dalla Piazza. grande a mano sinistra, fino alla Porta all’Arco, accanto a Casa Bargagli, fa per insegna campo rosso con lista d’oro a traverso, con tre stelle rosse».
  • San Salvadore
«La Contrada di S. Salvadore, che prende tal denominazione dalla Chiesa Parrocchiale, s’estende dal canto di Malborghetto all’Ostaria della Lupa fino al Portone di S. Agata, dove è adesso la Chiesa di S. Giuseppe, e dalla parte verso il Casato occupa tutte le strade, dette delle Lombarde, de’ Percennesi, e del Sambuco; fa per arme campo a onde bianche, e nere».

Talamone (GR). Ai sensi del proprio Statuto, l’Onda considera ancora oggi Talamone parte integrante del suo territorio e i relativi abitanti, che siano protettori, parte del popolo della Contrada.

Fantino dell’Onda (in questo caso, Silvano Mulas detto Voglia) con il costume della Passeggiata storica. Si notano i tridenti (nella mitologia, l’arma di Poseidone) trapuntati sulla montura, in riferimento al mare.

Le origini della Contrada affondano nel XV secolo. L’Onda nacque dall’aggregazione dei popoli delle antiche compagnie militari del Casato di Sotto e di San Salvadore, battenti rispettivamente bandiera rossa con banda diagonale gialla con tre stelle rosse a otto punte e bandiera a onde bianche e nere.

Tra gli incarichi delle due compagnie, vi era il presidio del litorale tirrenico della Repubblica di Siena, il cui porto principale era la cittadina di Talamone, a 25 km a sud di Grosseto, presso il promontorio dell’Argentario.

Verosimilmente fu questo il motivo per cui i popoli delle due compagnie militari suddette, allorché presero a partecipare uniti alle Pubbliche Feste a partire dal XV secolo, scelsero come emblema un delfino natante tra le onde del mare. La testimonianza più antica di ciò risale al 1494, quando – come attestato dal Pecci – l’Onda presentò, in occasione di un Gioco delle pugna, una “macchina” (ovvero un carro allegorico) raffigurante un delfino[29].

Quanto sopra lascerebbe supporre che anche il nome “Onda” sia stato scelto in riferimento al mare. Secondo il Pecci, invece, il motivo risiederebbe nell’orientamento ondeggiante delle strade della Contrada, che avrebbe a suo tempo ispirato anche la compagnia di San Salvadore nella scelta del proprio stemma[29].

Il titolo di “Capitana”

Al pari di altre sette Contrade senesi[30], l’Onda si fregia di un titolo, quello di “Capitana”.

Tale riconoscimento è dovuto ad un’altra funzione che le Compagnie militari di San Salvadore e del Casato di Sotto possedevano al tempo della Repubblica di Siena: quella di montare la guardia al Palazzo Pubblico, presso la cui porzione adiacente all’attuale via Duprè (porzione che, come detto, a seguito del Bando del 1730 fu ricompresa nel territorio ondaiolo) aveva sede il Capitano di Giustizia[24][31].

Quest’ultimo fu un antico organo di magistratura senese, istituito durante la Repubblica ed avente, fino al 1777, la giurisdizione penale di primo grado (per un certo periodo, anche in appello) sulla città e sulle podesterie comprese nel relativo “Territorio del Capitanato”.

Soppresso nel 1481, fu ripristinato nella prima metà del XVI secolo e, anche dopo la caduta della Repubblica e il passaggio di Siena sotto Firenze, venne mantenuto in funzione.

Nel 1777, fu trasformato nel “Tribunale di Giustizia” con un editto del granduca di Toscana Pietro Leopoldo, per poi essere definitivamente abolito nel 1808[32].

Arte

Le tradizionali tavolate lungo Via Duprè, in occasione della cena della Prova Generale del Palio di agosto 2009

Ad ogni Contrada è riferita una Corporazioni delle arti e mestieri presenti a Siena in epoca medievale e moderna.

All’Onda è riferita l’antica “Arte dei Legnaioli” (soppressa nel 1778[22]), che nel XVI secolo aveva edificato la chiesa di San Giuseppe (attuale oratorio) proprio in territorio ondaiolo, anche perché molti dei falegnami senesi risiedevano e lavoravano all’epoca nel rione di Malborghetto[22].

Festività

La festività ufficiale dell’Onda è la Visitazione di Maria Santissima, che la Contrada celebra la quarta domenica di giugno[18]. In tale data, la Contrada effettua il “giro”, cioè visita le altre Consorelle (tranne la Torre, in quanto Contrada avversaria) con la propria comparsa e i contradaioli al seguito.

Il giorno precedente al giro, tra gli altri eventi, ha luogo anche il battesimo dei nuovi contradaioli[33].

Altra festività molto sentita nell’Onda è quella di San Giuseppe, patrono dei falegnami e, dunque, dell’Arte dei Legnaioli, al quale è consacrato l’oratorio della Contrada.

Ogni 19 marzo, giorno in cui ricorre la festività cristiana del Santo, le vie dell’Onda (in particolare, Via Giovanni Duprè) ospitano una grande festa in suo onore.

Nell’occasione, vengono realizzati i tradizionali “carretti di San Giuseppe”, costituiti da una piccola tavola di compensato, dipinta con i colori di una Contrada e sormontata da tre fantini a cavallo di carta (con indosso i giubbetti di quella e di altre due Contrade), sorretti da molle. Il carretto è completato da quattro pigne, a fungere da ruote, e da un’asticella per il traino[34].

Araldica

Giovani tamburini ondaioli

Lo stemma attuale dell’Onda è costituito da un delfinocoronato alla reale, natante nel mare[35].

Gli attuali colori della Contrada sono il bianco e il celeste e, nel corso degli anni, hanno subito diverse modifiche, soprattutto tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento.

Inizialmente, l’Onda inalberava una bandiera a liste bianco-nere ondulate.

Nel 1694, il delfino fece la prima comparsa nella bandiera, che divenne completamente bianca[36].

Il bianco e il nero riapparvero ben presto, nel 1702, finché, nel 1715, il nero fu sostituito con il celeste.

Già nel 1717 si tornò al bianco-nero, che fu definitivamente abbandonato, a vantaggio degli attuali colori, solo nel 1739[36].

L’Onda nel Cinquecento e nella prima metà del Seicento

Dopo la citata Pugna del 1494, la prima manifestazione in cui sia documentata la presenza dell’Onda è la Caccia dei tori. L’Onda prese parte alle Cacce del 1506[37], del 1507[38], del 1532[39], del 1536[40], del 1541[41], del 1546[42] e del 1567[43]. Celebre rimase la partecipazione dell’Onda alla Caccia del 1546, nella quale presentò una sontuosa comparsa composta da un centinaio di figuranti vestiti da pastori e da ninfe che lanciavano fiori, accompagnati da una “macchina” raffigurante la dea Diana, le Ninfe e Cupido[29][31].

Vincenzo Rustici, Corteo delle Contrade del 15 agosto 1546, olio su tela, 1600

Imponente anche l’opera presentata il 15 agosto 1525 in occasione della festività dell’Assunzione di Maria. Su proposta del proprio capitano Iacomo Buoninsegni, l’Onda realizzò per l’evento una grande nave in legno, dipinta e munita di ruote[44].

La vita della Contrada si intensificò notevolmente nel corso del XVI secolo. Le testimonianze di quel periodo provengono dai verbali contenuti nel “Libro primo di deliberazioni e memorie della Contrada dell’Onda“, il cui documento più antico risale al 1524[31].

Già nella prima metà del Cinquecento, l’Onda risulta celebrare la propria festa titolare in occasione della Visitazione della Beata Vergine Maria a Elisabetta[31]. Nel 1565, l’Onda fu la prima Contrada senese a chiedere ed ottenere di portare in Duomo, in occasione della processione della domenica in albis, l’immagine di Maria che aveva nel proprio Oratorio[45].

Come detto, nel 1589 l’Onda ottenne il proprio oratorio nell’attuale “Chiesino”, ricavato dalla chiusura del portico di accesso della duecentesca chiesa di San Salvadore. Le prime adunanze della Contrada avvenivano ai piani superiori dell’oratorio, in locali di modeste dimensioni[25][46]. Solo a partire dal 1787, l’Onda avrebbe ricevuto la più spaziosa chiesa di San Giuseppe, attuale oratorio.

Il 6 agosto 1581, l’Onda riportò la prima vittoria documentata. Si tratta di un Palio rionale indetto dalla Torre, a cui parteciparono, oltre all’Onda, l’Oca, la Lupa e il Valdimontone[47].

Vincenzo Rustici, Caccia ai tori nel Campo di Siena, olio su tela, 1585 circa

Nove giorni dopo, il 15 agosto, l’Onda si aggiudicò il “Palio alla lunga” indetto dall’Aquila; del fantino è noto solo che fosse “un ragazzo piccolo”[48], com’era del resto usuale in quel tipo di corsa in quel periodo[49]. Fu la carriera passata alla storia per la decisione del Dragodi far disputare il Palio alla quindicenne Virginia Tacci, prima donna a correre a Siena. L’Onda, come da tradizione, presentò, prima della corsa, una composizione poetica dedicata all’Aquila e alle donne senesi[49] e sfoggiò una comparsa con donne vestite in foggia cipriota, guidate dal dio Amore e da un carro a forma di nave[50].

Il 25 luglio 1599, l’Onda, con il nome di “Delfino“, conquistò la più antica bufalata documentata, organizzata dalla Torre, all’epoca nota come “Elefante[51]. L’Onda ricevette in premio un drappo di vellutorosso[52].

Nel 1609, l’Onda si aggiudicò la sua seconda bufalata[53], seguita, nell’ottobre del 1612 dalla vittoria della più antica asinataconosciuta, indetta per volere del granduca Cosimo III de’ Medici[54]. Come riportato dal “Libro di memorie” dell’Onda, citato da Virgilio Grassi ne “Le Contrade di Siena e le loro feste“, l’Onda ricevette in premio un «palio di damasco cremisi con suo fregio di broccato trinato, il fregio et il palio attorno d’oro e con fodera di taffetà di color capello, con suo fregio ed aste»[55].

Nel 1614, l’Onda prese parte ad un nuovo Gioco delle Pugna in piazza del Carmine (corrispondente all’attuale Pian dei Mantellini). Parteciparono a quella Pugna 12 Contrade, 4 per ogni Terzo cittadino. L’Onda rappresentava il Terzo di Cittàunitamente ad Aquila, Selva e Pantera e le quattro Contrade vinsero la Pugna[56].

Tre nuovi successi giunsero con altrettante bufalate, conquistate nel 1623[57], nel 1630[58] e nel 1639[59].

Nel 1643, l’Onda vinse il suo primo Palio alla tonda in Piazza del Campo, ivi disputato il 7 maggio alla presenza del governatore Mattias de’ Medici[60]. Dopo la vittoria, le vie della Contrada furono illuminate da torce, mentre il popolo ondaiolo formò un corteo recatosi dapprima nell’alleata Oca e poi nelle altre Contrade[61]. Quel Palio, tuttavia, non è riconosciuto ufficialmente nell’Albo delle vittorie del Palio di Siena, che inizia dal successo ottenuto dall’Oca il 14 luglio dell’anno seguente, in una carriera alla quale prese parte la stessa Onda[62].

L’Onda nel Palio

Seicento[modifica | modifica wikitesto]

Alessandro VII, il papa ondaiolo
Alexander VII.jpg

L’ondaiolo storicamente più noto è senza dubbio papa Alessandro VII, al secolo Fabio Chigi (15991667), che nacque e trascorse i primi anni della propria vita in un palazzo posto sul lato di via del Casato di sotto appartenente all’Onda[63].Creato cardinale da papa Innocenzo X nel 1652, salì al soglio pontificio alla morte dello stesso, nel 1655.

Amante della letteratura e della filosofia, Alessandro VII incoraggiò particolarmente l’architettura e le arti in generale, soprintendendo al rinnovamento urbanistico e artistico della città di Roma.

Con la seconda metà del Seicento, le Bufalate (l’ultima delle quali fu disputata il 3 novembre 1650, vinta dalla Chiocciola) lasciarono definitivamente il posto al Palio alla tonda in Piazza del Campo, che, come dimostrato dagli stessi grandi festeggiamenti dell’Onda nel 1643, aveva ormai assunto un ruolo di primissimo piano nel panorama delle Feste senesi.

Di quell’epoca, l’Onda si attribuisce due vittorie conquistate il 2 luglio 1666(fantino Pier Domenico da Barberino, cavallo sconosciuto)[64] e il 2 luglio 1669 (fantino e cavallo ignoti)[65]. Di tali successi risulterebbe prova in una delibera, contenuta nell’Archivio della Contrada, datata 12 agosto 1669, nella quale si stabilisce di vendere i relativi premi; il tutto sarebbe suffragato anche da una menzione di questo fatto contenuta nell’archivio della Nobile Contrada dell’Oca[65]. I due Palii, in ogni caso, non sono stati mai riconosciuti ufficialmente dal Comune di Siena, stante l’incertezza se siano mai stati effettivamente corsi o meno.

La prima vittoria ufficiale dell’Onda nel Palio risale al 2 luglio 1671, ottenuta con il fantino Bacchino sul cavallo del pievano di Rosia[66]Bacchino bissò il successo per il rione di Malborghetto il 7 giugno 1676, montando il cavallo Barberino[67].

A tre anni dopo, precisamente al 2 luglio 1679, risalirebbe un’ulteriore vittoria che l’Onda si attribuisce, sempre firmata da Bacchino. Per il riconoscimento di tale carriera è attualmente pendente un apposito procedimento dinanzi al Comune di Siena[68].

Il 17 settembre 1684, l’Onda vinse un Palio nella villa di Cetinale (in frazione Ancaiano, presso Sovicille) della nobile famiglia Chigi[69]. Anch’esso (come tutti i Palii corsi a Cetinale) non è riconosciuto ufficialmente.

Il 2 luglio 1692, l’Onda si aggiudicò, con Monco, il suo terzo Palio “ufficiale”, alla presenza del futuro ultimo granduca mediceo, Gian Gastone[70].

Settecento

Il 2 luglio 1703 l’Onda ottenne la sua prima vittoria nel XVIII secolo, con il fantino Giuseppe Galardi detto Pelliccino sul cavallo Leprino, di proprietà della Posta di Buonconvento[71].

Sei anni dopo, il 2 luglio 1709, il fantino Pier Maria conquistò per l’Onda un successo insperato, battendo in volata la rivale Torre, la quale, oltre che sul cavallo ritenuto il migliore, in quella carriera aveva potuto contare anche sull’inusuale aiuto del fantino dell’Oca, vendutosi alla Contrada di Salicotto[72]. Le cronache riportano, infatti, come quest’ultimo avesse afferrato le briglie del cavallo ondaiolo (un leardo della Posta di Siena), per impedire all’Onda di raggiungere la Torre, partita in testa. Pier Maria, allora, sfilò al proprio cavallo le briglie, che rimasero in mano al fantino ocaiolo, mentre il fantino dell’Onda, aggrappatosi alla criniera del proprio barbero, spinse quest’ultimo fino a superare la Torre, vincendo il Palio tra il tripudio della Piazza[73].

Il 16 agosto 1713, l’Onda riportò un’anomala vittoria “a metà”, in condivisione con la Tartuca. L’Onda, con Giovan Battista Pistoi detto Cappellaro su Barbarino, giunse prima al terzo e ultimo bandierino, ma il fantino fermò il cavallo non appena superato il bandierino stesso, e cioè in corrispondenza di circa metà del Palco dei Giudici. Sopraggiunse a quel punto la Tartuca, che, tagliato il bandierino, oltrepassò l’intero Palco. Ne nacque una lite tra i due popoli: l’Onda si attribuiva la vittoria essendo giunta prima al bandierino, mentre la Tartuca pretendeva la squalifica dell’Onda, opponendo che una Contrada avrebbe dovuto superare per intero il Palco dei Giudici, come prescritto obbligatoriamente all’epoca dal Regolamento. Stante la grande incertezza, i Giudici della Vincita, dopo aver inizialmente consegnato il drappellone all’Onda, ne imposero la restituzione, rimettendo la decisione finale alla Biccherna, l’organo di magistratura finanziaria. Il 10 settembre, l’Auditore Fiscale, in presenza del Cancelliere di Biccherna Marcello Martini, nonché dei protettori e dei camerlenghi delle due Contrade, decise per l’assegnazione di una vittoria a metà, attribuendo il drappellone ad ambedue le Contrade e dividendo tra le stesse i 40 scudi di premio[74][75]. Sarebbe rimasta l’unica vittoria assegnata a due Contrade nella storia del Palio di Siena.

Un anno dopo, il 16 agosto 1714Morino su un morello della Posta di Siena ottenne per l’Onda una nuova vittoria[76]. Da quel momento, però, si aprì per la Contrada di Malborghetto un lungo periodo senza successi.

Solo il 3 luglio 1757, Antonio Giovannetti detto Bastianone e Trappolino spezzarono un digiuno di ben 43 anni[77]. L’Onda, tuttavia, non divenne mai la “Contrada nonna”[78] in quel periodo, data l’ancor più lunga astinenza del Leocorno (che rimase senza vittorie per ben 72 anni, dal 1704 al 1776[79]).

Il Settecento proseguì, comunque, in tono minore per l’Onda, che, dopo la vittoria del 1757, andò incontro ad altri 22 anni di digiuno.

Nel 1779, la sfortuna fu spezzata con la conquista di uno storico “cappotto“, grazie alle vittorie a luglio con Mattia Mancinidetto Bastiancino (uno dei due fantini più vittoriosi nella storia del Palio, insieme al Gobbo Saragiolo) sullo stornello di Stefano Ricci e ad agosto con Giuseppe Brecchi detto Brecchino sul baio di Pietro Nepi[80]. Quello del 1779 resta, ad oggi, l’unico “cappotto” realizzato dall’Onda.

La grande impresa costituì l’avvio di un periodo particolarmente felice per l’Onda, che nei Palii di agosto del 1783 (sul morello bruciato di Lodovico Dei)[81] e di luglio del 1784 (sul baio scuro di Lorenzo Bazzani)[82] e del 1790 (sul baio chiaro di Giuseppe Manetti)[83] conquistò tre vittorie con Isidoro Bianchini detto Dorino, ad oggi il fantino più vittorioso dell’Onda nei Palii ufficiali[84].

Ottocento

Giovanni Duprè
Targa casa natale di giovanni duprè, via g. duprè 35.JPG

L’ondaiolo ottocentesco più famoso fu lo scultore Giovanni Duprè(18171882), nato nella via che oggi porta il suo nome (all’epoca via di Malborghetto).Autore di celeberrime opere (dall’Abele moribondo, oggi custodito presso il museo dell’Ermitage a San Pietroburgo, al Giotto, esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze, dalla Pietà, collocata nella cappella Bichi-Ruspoli presso il camposanto della Misericordia di Siena, al Monumento a Cavour a Torino), Duprè è oggi ricordato persino nell’inno della Contrada (…Per te Siena nel mondo si onora / del Duprè che alla fede innamora / con la bella immortale pietà…[85]).

In via Duprè, sulla facciata della casa natìa dello scultore, è stata apposta una lapide commemorativa, mentre la sede storico-museale della Contrada ospita gessi originali, realizzati dal Duprè in preparazione delle proprie opere.

A Giovanni Duprè fu dedicato, in occasione del bicentenario della nascita, il Palio del 16 agosto 2017, che fu vinto proprio dall’Onda[86].

Il 16 agosto 1802, dodici anni dopo l’ultimo successo, l’Onda riportò la prima vittoria dell’Ottocento, con Mattiaccio su Novano[87].

Nuovi Palii furono vinti con una certa regolarità. Caino e il morello balzano di Stanislao Pezzuoli firmarono la vittoria del luglio 1810[88], mentre Vecchia sul morello di Galgano Parranchi conquistò per l’Onda la carriera di luglio del 1819[89]. Sei anni dopo, il 16 agosto 1825Caino sul morello maltinto di Giovanni Bianciardi vinse per l’Onda un nuovo Palio, alla presenza del granduca Leopoldo II di Toscana[90], incoronato l’anno prima.

Si aprirono, da quel momento, altri 23 anni di digiuno. Con la vittoria del Gobbo Saragiolo sullo storno di Assunto Grassellini nel Palio del 15 agosto 1848[91] ebbe, tuttavia, inizio un nuovo periodo particolarmente roseo per l’Onda, contraddistinto da 8 vittorie in 22 anni. Il Gobbo Saragiolo si ripeté l’anno dopo sul morello di Leonardo Barbetti[92], mentre nel 1851, sempre ad agosto, fu la volta di Antonio Guaschi detto Folaghino, al suo ultimo Palio, e della morella di Santi Franci a portare al successo l’Onda[93].

Cinque anni dopo, il 15 agosto 1856, l’Onda, con Angiolo Fabbri detto Spagnolettosul morello di Guglielmo Micheli, vinse il Palio di “recupero” di quello dell’Assunta del 1855, che non era stato disputato a causa di un’epidemia di colera[94]. Fu l’ultimo Palio vinto dall’Onda sotto il Granducato di Toscana.

Il 27 aprile 1860, a poco più di un mese dal plebiscito con cui, l’11 e il 12 marzo, i Toscani avevano scelto l’annessione al Regno di Sardegna (dall’anno successivo, Regno d’Italia), giunse in visita a Siena proprio re Vittorio Emanuele II. In suo omaggio, fu indetto un Palio straordinario, da disputarsi il 26 aprile, data dell’arrivo del sovrano. Tuttavia, un violento acquazzone costrinse il rinvio della carriera al giorno seguente. Dovendo il re ripartire alle 10.30 circa, il Palio fu corso alle 8.30 di mattina, in condizioni oltremodo proibitive, visto che il tufo, trasformato in fanghiglia dal rovescio, non aveva avuto ancora modo di asciugarsi[95]. L’Onda, con Giuseppe Buoni detto Figlio di Bonino sul morello stellino di Federigo Bandini conquistò la vittoria[96].

Mario Bernini detto Bachicche, che vinse per l’Onda la carriera straordinaria del settembre 1862

Due anni dopo, l’Onda riportò un nuovo successo in un Palio straordinario. Trattasi della carriera disputatasi il 28 settembre 1862, in occasione del X Congresso delle Scienze tenutosi a Siena. Mario Bernini detto Bachicche e il morello di Santi Franci furono gli artefici della vittoria ondaiola, sapendosi ben difendere dai ripetuti attacchi dell’Oca e dell’Istrice[97].

Sei anni dopo, nel luglio 1868, all’Onda toccò in sorte il forte storno di Luigi Grandi, già vittorioso a luglio del 1863 per la Pantera. La dirigenza ne affidò la monta ad uno dei migliori fantini dell’epoca, Pietro Locchi detto Paolaccino. L’ingresso dell’Oca, di rincorsa, lasciò ferme ai canapi cinque Contrade, ma la mossa non venne invalidata. I popoli delle altre Contrade chiesero a gran voce l’annullamento della mossa, tanto che le guardie comunali scesero sulla pista, cercando di fermare le Contrade che erano partite. Ciononostante, l’Onda, non essendo stato sparato il mortaretto (che avrebbe indicato l’annullamento della mossa), non si fermò, concludendo facilmente i tre giri e vincendo il Palio.

Ulisse Betti detto Bozzetto, vincitore per l’Onda a luglio 1892 e nello straordinario del maggio 1893

Mentre l’Onda usciva dalla Piazza senza il Drappellone, le altre nove Contrade tentarono di schierarsi nuovamente alla mossa. Il tentativo di improvvisarsi mossieri da parte di alcuni popolani fallì miseramente, facendoli desistere dal proposito di ricorrere il Palio e, il giorno seguente, il Drappellone fu consegnato all’Onda[98].

Le polemiche della vittoria del 1869 furono subito spente da una nuova vittoria dell’Onda, il 15 agosto 1870, ancora con Paolaccino, in groppa alla baia di Leopoldo Venturini. L’Onda uscì prima dai canapi e condusse tutta la gara, nonostante al terzo San Martino Paolaccino avesse rischiato di cadere dopo aver battuto sul colonnino[99].

All’ottava vittoria in 22 anni seguì, però, un periodo altrettanto lungo senza trionfi. Le vittorie successive di tutte le altre Contrade cagionarono, addirittura, la prima (e, finora, unica) “cuffia” della storia dell’Onda, ottenuta il 16 luglio 1887 a seguito della vittoria della Giraffa.

Cinque anni dopo, Ulisse Betti detto Bozzetto sulla baia di Genesio Sampieri, considerata la migliore del lotto, “scuffiò” l’Onda in un’altra carriera decisamente anomala. La Contrada di Malborghetto fu, infatti, sorteggiata al sesto posto tra i canapi, ma Bozzetto, al momento di entrare, lanciò la cavalla di gran carriera. Per non far cadere l’Onda, il mossiere Tito Sarrocchi abbassò i canapi e non invalidò la mossa, nonostante vi fossero ancora quattro Contrade fuori dai canapi. L’Onda mantenne la testa per tutta la carriera e vinse, cedendo la “cuffia” alla Pantera[100].

Anche in tal caso, ad una vittoria sui generis dell’Onda seguì il bis, con lo stesso fantino, appena un anno dopo. Il 29 maggio 1893, in occasione del Palio straordinario per l’inaugurazione del Monumento in onore degli universitari senesi e pisani morti a Curtatone e MontanaraBozzetto, sulla favorita baia marrone di Vincenzo Ramalli, partì in testa e dominò l’intera carriera[101].

Fu la quattordicesima e ultima vittoria dell’Onda nell’Ottocento, un secolo estremamente felice per la Contrada di Malborghetto, malgrado la prima “cuffia” ricevuta.

Novecento

Il Novecento regalò quasi subito una nuova vittoria all’Onda. Nel 1902, a luglio, Francesco Menchinelli detto Pallino su Ponona riportò il drappellone in Malborghetto, dopo aver resistito per tutta la carriera alle violente nerbate di Chiccone e Picino, fantini rispettivamente del Bruco e del Leocorno, che cercavano di favorire la Lupa[102]. La carriera ebbe esiti drammatici, con violenti scontri tra ondaioli e brucaioli dopo il Palio e nei giorni seguenti, in occasione del giro della vittoria, tanto da costringere l’Onda a interrompere le celebrazioni[103].

Gli anni successivi furono, comunque, poveri di festeggiamenti per l’Onda, per la quale si aprì un periodo sfortunato.

Alduino Emidi detto Zaraballe, protagonista del turbolento dopopalio del luglio 1908

Nel luglio 1908, all’Onda non fu sufficiente l’apporto dell’abile fantino Alduino Emidi detto Zaraballe, che, sulla forte Gobba, partiva alla mossa dalla prima posizione[104]. L’Onda, nettamente favorita, compì invece una carriera mediocre, e la vittoria arrise all’Oca con Picino su Stella. Gli ondaioli non digerirono la scialba corsa di Zaraballe, accusandolo di essersi venduto: la notte dopo il Palio, addirittura, un folto gruppo di contradaioli si radunò sotto l’abitazione del fantino, che si trovava proprio in via Duprè, e iniziò a lanciare a Zaraballe critiche, insulti e pure qualche sasso. Una delle pietre colpì la moglie del fantino, che si era affacciata alla finestra, e Zaraballe rispose con un colpo di fucile. Nessuno venne colpito, ma, per motivi di sicurezza, il fantino passò la notte in questura[105].

I tumulti del 1908 furono, comunque, la spia del periodo nero dell’Onda. L’anno seguente, il 17 agosto 1909, si disputò il primo “Palio a sorpresa”[106] della storia. L’Onda ricevette in sorte il quotato storno di Adamo Mattii (già vittorioso tre anni prima per l’Aquila) e Angelo Meloni detto Picino, fantino di Contrada dell’Oca[107]. Per l’Onda si materializzò una nuova corsa incolore da favorita, mentre la vittoria andò nuovamente all’Oca (per giunta con Zaraballe, su Farfalla). L’episodio raffreddò particolarmente i rapporti fra le dirigenze di Onda e Oca, alleate dalla prima metà del Seicento[14].

L’anno seguente, a luglio del 1910, si concretizzò una nuova delusione per l’Onda. La Tratta assegnò in sorte al rione biancoceleste la veloce Calabresella, la cui monta fu affidata a Guido Sampieri detto Fulmine. L’Onda partì prima, ma perse a breve il comando e la carriera[108].

Ad agosto 1910, Calabresella toccò nuovamente in sorte all’Onda. Questa volta fu chiamato il quotato Alfonso Menichettidetto Nappa, che tuttavia non riuscì a interrompere il digiuno ondaiolo[109].

Nel 1912, la sorte regalò un’altra grande cavalla all’Onda, Gobba. Tuttavia, alla terza prova la cavalla si infortunò e, pur non venendo esclusa dal Palio, vide le proprie possibilità di vittoria compromesse[110].

Trascorsero quindi gli anni dieci e la prima guerra mondiale, che impedì lo svolgimento del Palio dal 1915 al 1918.

Gli anni che seguirono portarono ulteriori delusioni all’Onda. Il 2 luglio 1920, la Contrada di Malborghetto, con Pirulino su Esperta, tra i cavalli favoriti, si piazzò seconda, alle spalle del Nicchio[111].

Un anno esatto dopo, il 2 luglio 1921, l’Onda, ancora con Pirulino, raccolse un nuovo secondo posto, tallonando per gran parte della carriera il Drago, che alla fine la spuntò con Testina su Crognolo[112].

A luglio 1924, l’Onda, affidatasi inizialmente ad Alfredo Iacopini detto Grattapassere e poi a Domenico Leoni detto Moro, non poté prendere parte alla carriera, per un infortunio del proprio cavallo durante le prove: nonostante l’incertezza fino al giorno della carriera, la dirigenza di Malborghetto ritenne opportuno astenersi dalla carriera, per non compromettere la salute del cavallo[113].

Fernando Leoni detto Ganascia, autore della vittoria ondaiola del luglio 1932

Ad agosto 1925, parve presentarsi l’occasione giusta per interrompere l’ormai ultraventennale digiuno, con la Tratta che assegnò all’Onda la velocissima Lola, vittoriosa a luglio con Picino nel Montone. L’Onda chiese Picino all’Oca, puntando così a ricostituire il binomio vittorioso di luglio, ma la Contrada di Fontebranda rispose negativamente. L’Onda dovette allora ricorrere a Edoardo Furi detto Randellone (che su Lola aveva vinto nel 1923 con la Giraffa), ma la vittoria arrise alla Chiocciola[114]. Nel dopopalio, la dirigenza ondaiola, in risposta al rifiuto dell’Oca di girarle Picino (e a seguito, anche, dei fatti del 1909) ruppe il plurisecolare rapporto di alleanza con Fontebranda, portandosi, addirittura, negli anni a seguire, nell’orbita dello schieramento guidato dalla Torre (Contrada alla quale era del resto molto legato Randellone), con cui i contrasti si erano (provvisoriamente) sopiti da alcuni decenni[14].

Nel 1928, l’Onda fu estratta a sorte tra le Contrade partecipanti al Palio straordinario indetto per il 15 settembre, in occasione del VI Festival internazionale di musica moderna, e ricevette alla Tratta la fortissima Giacca. Autore di una grande intuizione fu l’abile mangino ondaiolo Antonio Minutelli detto “Tono”, che riuscì a strappare il giovane Romolo Maggi detto lo Sgonfio al Montone. Lo Sgonfio, che aveva corso la prima prova per il Leocorno, si trovava in compagnia di alcuni contradaioli del Montone, quando Minutelli gli si avvicinò, facendogli dei cenni e, conseguentemente, suscitando nei montonaioli il sospetto che il fantino fosse venduto all’Onda[115]. “Scaricato” dal Montone, lo Sgonfio si accordò necessariamente con l’Onda e vinse il Palio dopo una strenua lotta con la Chiocciola[116]. Per l’Onda si chiudeva un digiuno di 26 anni, durante il quale la Contrada di Malborghetto aveva seriamente rischiato la seconda “cuffia” della propria storia (solo la Civetta, a secco dal 1893, non era riuscita a vincere dopo il successo ondaiolo del 1902). La Torre, ormai molto vicina all’Onda, la aiutò nell’allestimento della Festa della Vittoria[14].

Giuseppe Gentili detto Ciancone. Con 12 Palii disputati (di cui 2 vinti), è il fantino che ha corso più carriere con l’Onda nella storia del Palio[84].

Due anni dopo, a luglio del 1930, le due Contrade ricevettero in sorte i due cavalli migliori: Burattino finì alla Torre, mentre Lina toccò all’Onda. La Torre si attendeva un aiuto dall’Onda per tornare alla vittoria (che le mancava dal 1910), ma a quest’ultima pervenne l’inattesa proposta di uno scambio di fantini da parte dell’Oca, che intendeva scongiurare la vittoria torraiola. L’Onda accettò, girandole, poche ore prima della Prova Generale, lo Sgonfio per Picino. La Torre avvertì la mossa ondaiola come un tradimento e tra i due popoli scoppiò una furibonda rissa[117]: l’Onda dichiarò unilateralmente la propria rivalità verso la Torre e si alleò nuovamente con l’Oca, entrando a far parte del formidabile schieramento, composto anche da Tartuca e Nicchio, denominato “TONO” (dalle iniziali delle quattro Contrade che ne fecero parte)[14]. L’Onda conquistò la vittoria, che suggellò l’efficacia del TONO nei Palii di quel periodo.

La Contrada biancoceleste colse un nuovo successo nella carriera di luglio del 1932 con la giovane promessa del Palio, Fernando Leoni detto Ganascia, su Gobba di Vescona[118].

Ma, nel 1934, la traumatica rottura tra Nicchio e Oca portò a conclusione il “TONO”. Per l’Onda si aprì un nuovo periodo sfortunato, con 18 anni di digiuno, complice anche la lunga pausa di cinque anni imposta dalla seconda guerra mondiale.

La vittoria sarebbe tornata solo a luglio del 1950, grazie al nuovo fantino di Contrada Giuseppe Gentili detto Ciancone e alle strategie delle dirigenze contradaiole.

Giorgio Terni detto Vittorino (qui con lo zucchino della Chiocciola), che portò l’Onda alla vittoria nel luglio 1954.

Nel Palio straordinario di quell’anno, disputato il 28 maggio, l’Istrice, con Il Biondo su Popa, era la grande favorita e la rivale Lupa si era affidata all’Onda, con Ciancone su Miranda, per fermare il binomio di Camollia: Ciancone aveva ostacolato il Biondo con una serie di nerbate e per la Lupa il pericolo di una vittoria dell’avversaria era stato scongiurato[119].

A luglio, la Contrada di Vallerozzi ricambiò il favore. L’Onda, che confermava Cianconesull’esordiente Gioia, rintuzzò gli attacchi di Rompighiaccio, fantino del Drago, grazie anche all’aiuto di Ranco, fantino della Lupa[120].

Ad agosto, tuttavia, Rompighiaccio, nel Leocorno, ebbe la sua rinvincita su Ciancone e sull’Onda. La Contrada di Malborghetto, partita nettamente prima, fu superata all’ultimo Casato dal Leocorno, che le impedì, in tal modo, di conquistare il secondo cappotto della sua storia[121].

Nel 1953Ciancone, su Tarantella, fu nuovamente il grande favorito per la vittoria. Il Palio finì, invece, nella Selva, mentre gli ondaioli non perdonarono la nuova sconfitta a Ciancone[122].

Ciancone, fantino di Contrada dal 1950, e al quale l’Onda si era affidata per ben sette Palii consecutivi, fu così scaricato dal rione di Malborghetto. In occasione del Palio di luglio 1954, mentre il “Professore” (com’era soprannominato Ciancone) finì alla rivale Torre, l’Onda si affidò ad una giovane promessa, Giorgio Terni detto Vittorino, che aveva esordito l’anno precedente.

In groppa all’inarrestabile Gaudenzia (che avrebbe vinto tutti e tre i Palii disputati quell’anno), Vittorino si aggiudicò, per l’Onda, il primo Palio trasmesso in televisione[123].

Gli anni seguenti non portarono, però, nuovi successi all’Onda. Mentre anche Vittorino passò alla Torre (che avrebbe condotto alla vittoria nell’agosto del 1961), per l’Onda l’occasione di tornare al successo si ripresentò ad agosto del 1966, quando ricevette in sorte la veloce Sambrina. Affidatasi inizialmente a Peppinello, l’Onda richiamò proprio Ciancone, in occasione della Provaccia[124]. Il Palio, rinviato al 17 agosto per tumulti, si concluse con la beffarda sconfitta dell’Onda, che perse la lotta con la Chiocciola, con Canapetta su Beatrice[125].

L’accoppiata Ciancone-Sambrina si ripresentò con i colori biancocelesti nel luglio del 1969. Stavolta, il fantino di Manziananon deluse le attese degli ondaioli, vincendo il suo nono e ultimo Palio dopo aver condotto la carriera sin dalla mossa[126].

Marasma e Miura in testa al Palio del 2 luglio 1980

Dopo un ultimo Palio con Ciancone, ormai all’epilogo della propria carriera paliesca, l’Onda voltò pagina. La fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta, infatti, erano stati contraddistinti dall’arrivo, nella compagine paliesca, di numerosi fantini sardi, sulla scia del più celebre di tutti, Andrea Degortes detto Aceto. L’Onda si affidò al nuorese Antonio Zedde detto Valente, che esordì al Palio, proprio col giubbetto biancoceleste, il 2 luglio 1971.

Ad agosto dell’anno seguenteValente, in groppa al forte Orbello, riportò al successo l’Onda, sfruttando un errore di Aceto nell’Oca, partito in testa e caduto al terzo San Martino dopo aver battuto su un colonnino[127]. L’Onda rivinceva un Palio dell’Assunta dopo ben 102 anni (ultima vittoria il 15 agosto 1870).

Cianchino e Benito vittoriosi il 16 agosto 1985

Gli anni ’70 non portarono ulteriori vittorie all’Onda, nel frattempo affidatasi ad un altro fantino, Adolfo Manzi detto Ercolino.

Si giunse così al Palio del 2 luglio 1980, carriera passata alla storia per la decisione dei capitani di far correre un lotto di cavalli di basso livello. L’Onda, a cui toccò in sorte l’esordiente Miura, vinse con il fantino Mauro Matteucci detto Marasma, al termine di una carriera dominata pressoché interamente dal rione biancoceleste[128].

Marasma fu protagonista anche del Palio successivo, quando ostacolò in maniera decisiva, nelle fasi della mossa, la favorita Torre, con Spillo su Zalia[129].

Nel 1984 l’Onda montò per la prima volta un altro grande protagonista di quegli anni, Salvatore Ladu detto Cianchino. In groppa a Benito, tra i più forti cavalli del Novecento, Cianchino conquistò per l’Onda il Palio dell’agosto 1985, in un’altra carriera condotta dalle prime battute alla conclusione dal rione di Malborghetto[130].

A luglio dell’anno seguenteCianchino, su Amore, sfiorò il bis per l’Onda, ma fu beffato a pochi metri dal bandierino dal Drago, con Falchino su Ogiva[131].

Per l’Onda si aprì un decennio non facile, interrotto dalla carriera di luglio 1995. Fantino ondaiolo era di nuovo Cianchino, protagonista in quegli anni di un acceso dualismo con Il Pesse. L’Onda, con il potente Oriolu de Zamaglia, vinse un Palio condotto in testa sin dalla mossa, vanificando ogni tentativo di recupero della Pantera, con La Fanfara montata proprio dal Pesse[132].

Trecciolino su Ivanov durante la mossa della prima prova del vittorioso Palio del 2 luglio 2012

Fu l’ultimo successo nel Novecento per l’Onda, la quale sarebbe andata incontro ad un periodo sfortunato.

Duemila

L’avvio del nuovo millennio non fu particolarmente felice per l’Onda, che subì una beffarda sconfitta nel Palio di luglio 2002. Con Salasso su Zilata Usa, l’Onda si trovava a un passo dalla vittoria, ma l’urto del fantino con il colonnino, all’ultimo Casato, consentì all’Istrice di strappare il cencio alla coppia biancoceleste[133].

Sette cavalli esordienti consecutivi, dal Palio di luglio 2004 a quello di agosto 2009 (di tali soggetti, solo uno, Choci, ricevuto in sorte ad agosto 2005, avrebbe poi vinto un Palio, a luglio 2006, per la Pantera), e la sfortunata carriera del luglio 2010, culminata con l’infortunio del forte Giove Deus (montato da Scompiglio), in testa per due giri, a vantaggio della Selva, costrinsero l’Onda ad un difficile prosieguo del XXI secolo.

Il digiuno fu interrotto, in occasione del Palio del 2 luglio 2012, dalla coppia formata da Luigi Bruschelli detto Trecciolino e Ivanov, che conquistò la trentottesima vittoria ufficiale e mezza per l’Onda, al termine di una carriera condotta sin dalla mossa.

Poco più di un anno dopo, al Palio del 16 agosto 2013, l’Onda ricevette in sorte la quotata Morosita Prima e ne affidò la monta a Giovanni Atzeni detto Tittìa, che aveva portato alla vittoria l’Oca in occasione della carriera del 2 luglio precedente. Alla mossa, il binomio di Malborghetto partì attardato, con Morosita Prima che inciampò sul canape[134], affrontando la prima curva di San Martino in sesta posizione. Tittìa lanciò, però, la cavalla in una forte rimonta, tanto che l’Onda iniziò il secondo giro in terza posizione, per poi superare, in prossimità della seconda curva di San Martino, l’Oca e, davanti al palco delle comparse, la Lupa, fino ad allora in testa. Da quel momento, l’Onda non abbandonò più il comando della corsa, vincendo nettamente, a distanza di un anno dall’ultima affermazione, il suo secondo Palio del XXI secolo.

Seguirono due anni senza successi, con l’Onda in piazza a luglio nel 2014 e in entrambe le carriere del 2015. A luglio 2015 fu vano il tentativo di Alberto Ricceri detto Salasso, su Osama Bin, di impedire il successo della Torre con Andrea Mari detto Brioproprio su Morosita Prima, giunti primi all’ultimo bandierino davanti all’accoppiata ondaiola.

Dopo non aver calcato il tufo per alcuna delle carriere del 2016 (anche a causa di una squalifica[135] scontata ad agosto di quell’anno[136]), l’Onda tornò in piazza a luglio 2017, affidandosi ancora all’artefice della vittoria di tre anni prima, Tittìa per montare il quotato Porto Alabe. Partita di rincorsa, tuttavia, la contrada di Malborghetto restò nelle retrovie per l’intera carriera.

Ad agosto, in occasione del Palio dedicato all’artista ondaiolo Giovanni Duprè[86], la contrada biancoceleste ricevette in sorte nuovamente Porto Alabe, alla sua decima carriera consecutiva[137] ma ancora a secco di successi, e ne affidò la monta a Carlo Sanna detto Brigante. Partita al terzo posto tra i canapi, l’accoppiata ondaiola lottò per gran parte della carriera contro la favorita Valdimontone, all’inseguimento della battistrada Chiocciola. All’inizio del terzo giro, Brigante lanciò Porto Alabeall’attacco, distanziando il Valdimontone e superando, prima della curva di San Martino, la Chiocciola. Il binomio di Malborghetto, a quel punto imprendibile per le inseguitrici, regalò all’Onda il terzo successo del XXI secolo.

Rapporti con le altre contrade

Rivalità

La Contrada avversaria dell’Onda è la Torre. Quella fra i due rioni è una delle rivalità[138] senesi più antiche, risalendo al XVI secolo[139].

Complici la vicinanza territoriale, la condivisione di Piazza del Mercato, tradizionale luogo di scontro[14] fra i due popoli, nonché la forte alleanza (durata oltre tre secoli e conclusasi nel 1966) fra Onda e Oca (storica rivale della Torre), l’inimicizia fra Onda e Torre raggiunse il picco tra la metà del XVII e l’inizio del XVIII secolo.

Torre e Onda (prima e terza da destra) tra i canapi in occasione di una prova del Palio di agosto 2000

Nel 1641, in occasione dell’asinata indetta per il 15 agosto dal principe Mattias de’ Medici, l’Onda subì un grave smacco da parte dei torraioli. Ricevuto, infatti, l’asino, l’Onda lo affidò alla Torre, che ne promise la restituzione in tempo per la corsa. Ma la Contrada di Salicotto non fece fede alle proprie promesse[140] e, al danno di non poter partecipare, si aggiunse per l’Onda la beffa della vittoria proprio della Torre[141].

In risposta, tempo dopo, un gruppo di ondaioli sottrasse un tamburo di ottone alla Torre, che ne avrebbe chiesto, invano, per molti anni la restituzione[14].

Nei decenni successivi, la rivalità tra le due Contrade raggiunse livelli preoccupanti. Al Palio del 2 luglio 1688, l’Onda fu duramente ostacolata dalla Torre, il cui fantino ne trattenne per le redini il cavallo al Casato, consegnandolo, poi, a un alfiere torraiolo. Per vendetta, un monturato ondaiolo, al termine della carriera, impugnò un’alabarda, con cui colpì l’alfiere torraiolo, uccidendolo. Mentre l’ondaiolo scampò all’arresto, dandosi alla fuga, i rapporti tra i due popoli si fecero tesissimi, con i proprietari delle case e i datori di lavoro di una Contrada che procedettero a sfratti e a licenziamenti degli inquilini e dei dipendenti dell’altra[14][142].

L’avvento del nuovo secolo non produsse alcun miglioramento nelle relazioni tra Onda e Torre, che, nel 1713, furono protagoniste di un nuovo gravissimo episodio. Il 26 luglio di quell’anno, in occasione della Festa titolare della Torre, scoppiò un alterco tra un ondaiolo e il capitano della Torre. Seguito l’ondaiolo fino alla sua abitazione, il torraiolo fu da questi colpito a morte con una pugnalata[143]. Anche in tal caso, l’ondaiolo si dette alla fuga, mentre diversi torraioli invasero Malborghetto, cercando di farsi giustizia. L’intervento della polizia granducale (che condusse all’arresto di diverse persone) non fu sufficiente a riportare la calma. Dovettero attivarsi le due dirigenze, le quali, consapevoli che era stato oltrepassato ogni limite, decisero di porre fine alla rivalità, ufficializzando la riconciliazione con un rogito notarile del successivo 10 agosto[143] e con un gesto simbolico, la restituzione del tamburo di ottone dall’Onda alla Torre[14].

Malgrado alcuni contrasti a livello prettamente paliesco, i rapporti tra Onda e Torre furono decisamente migliori nei due secoli a seguire.

Il massimo attrito tra le due Contrade si registrò in occasione del Palio del 2 luglio 1811. L’Onda, con Caino, giunse al secondo posto, dietro alla Torre con Pettiere. Al termine della carriera, sorse un nutrito diverbio tra i popoli delle due Contrade, sostenendo gli ondaioli che la Torre avesse compiuto solo due giri. Ambedue le Contrade si recarono in Provenzano per il Te Deum e solo l’indomani la Torre poté ricevere il Drappellone[14][144][145].

Il XIX secolo proseguì in tono di normalità per le due Contrade, che sovente ricorsero ai medesimi fantini nello stesso anno[14].

Solo nell’agosto del 1897, Onda e Torre ebbero un nuovo contrasto, sempre a livello paliesco, con Beppino, fantino ondaiolo, che superò con decine di nerbate il favorito Scansino, che difendeva i colori di Salicotto[14][146].

Ai primi del Novecento, dopo i fatti del 1909 e del 1925, che portarono alla (momentanea) fine dell’alleanza tra Oca e Onda, quest’ultima si avvicinò decisamente alla Torre. L’inattesa alleanza de facto culminò con l’aiuto che i torraioli prestarono agli ondaioli in occasione dell’allestimento della Festa della vittoria del Palio del 28 settembre 1928.

Il “TONO”
Bandiere contrade siena.jpg

Uno fra i più efficaci patti di alleanza nella storia del Palio di Siena fu il TONO, acronimo derivante dalle iniziali delle quattro Contrade che lo formarono: la Tartuca, l’Onda, il Nicchio e l’Oca.Il funzionamento del TONO era semplice: di volta in volta, a seconda del livello dei cavalli toccati in sorte, veniva scelta la Contrada da favorire (talora, per i motivi che saranno detti, poteva scegliersi di far vincere una Contrada esterna al TONO). Quest’ultima godeva così dell’aiuto, anche economico, delle altre tre consorelle.

I primi passi del TONO furono compiuti nel 1928[147], quando Oca e Nicchio vinsero i due Palii ordinari di luglio e di agosto.

Poi, dopo l’ingresso nell’aggregazione da parte dell’Onda, il TONO impose un autentico monopolio nel panorama paliesco. Dopo la vittoria ondaiola a luglio del 1930 (con Picino su Lina), fu la volta della Tartuca, che vinse ad agosto con Ganascia su Carnera.

Nel 1931, dopo la vittoria aquilina a luglio, l’Oca si aggiudicò il Palio di agosto, con Bubbolo su Tordina.

Nel 1932 vinsero a luglio l’Onda (con Ganascia su Gobba) e ad agosto il Nicchio, con Tripolino su Ruello.

Nel 1933, anno dell’ufficializzazione delle alleanze tra le quattro Contrade, il TONO permise all’accoppiata GanasciaFolco di conquistare uno storico cappotto per la Tartuca.

Il 1934 si aprì con il Palio di luglio, che l’Oca scelse di far vincere a una Contrada esterna al TONO, la Civetta, allo scopo di far prendere la cuffia alla Torre[148].

Ad agosto, Nicchio e Oca, le uniche Contrade del TONO che partecipavano al Palio, decisero di puntare sul binomio di Fontebranda, composto da Meloncino su Wally, ritenendo quest’ultimo soggetto superiore a Lampo, toccato in sorte al Nicchio. Durante le prove, tuttavia, Lampo si dimostrò un ottimo soggetto, tanto che i nicchiaioli si illusero in un cambio di strategie. La vittoria ocaiola, con la palese trattenuta di Lampo da parte del fantino nicchiaiolo Pietrino, scatenò l’ira dei contradaioli del Nicchio. Sfiduciata la dirigenza, i nicchiaioli, riunitisi in assemblea, proclamarono la rivalità con l’Oca (sopitasi solo negli anni settanta e ufficialmente cessata nel 1984), che condusse inevitabilmente alla fine del TONO[147].

Al Palio di luglio 1930, si presentò l’occasione per rinsaldare i rapporti tra l’Onda e la Torre. Quest’ultima, a secco di vittorie dal 1910, aveva ricevuto in sorte il veloce Burattino e, per tornare al successo, confidava sull’aiuto dell’Onda, che poteva contare su un’altra cavalla molto quotata, Lina. Al fine di scongiurare la vittoria torraiola, intervenne l’Oca, che, con il proprio storico dirigente Ettore Fontani, propose all’Onda uno scambio di fantini. La dirigenza ondaiola accettò e Romolo Maggi detto Sgonfio, fantino che aveva portato l’Onda al successo nel 1928, passò all’Oca, da cui giunse il blasonatissimo Angelo Meloni detto Picino[117].

Lo scambio di monte non fu preso bene dai torraioli e un banale diverbio durante la Prova Generale scatenò un violento scontro tra i due popoli[117].

L’Onda vinse quel Palio ed entrò a far parte della rete di alleanze comprendente Oca, Tartuca e Nicchio, denominata “TONO” (dalle iniziali delle quattro Contrade). Ma, soprattutto, da quel momento, l’Onda tornò a considerare la Torre quale propria avversaria ufficiale. A tale dichiarazione, non ha, però, fatto seguito nulla di analogo da parte della Torre. La Contrada di Salicotto, infatti, non ha mai considerato, a partire dagli scontri del 1930, l’Onda quale propria avversaria, concentrandosi esclusivamente sulla rivalità con l’Oca[14].

Tale situazione ha prodotto una rivalità dai connotati del tutto particolari. Da un lato, l’Onda dà molta rilevanza alla rivalità con la Torre: ne ha dato dimostrazione, tra gli altri episodi, con il durissimo ostacolo di Mezz’etto, fantino ondaiolo, a Vittorino, nella Torre, durante la mossa del Palio straordinario del 4 settembre 1960[149]; o con l’ostacolo del fantino ondaiolo Marasma a Spillo, prima della mossa del Palio di agosto del 1980[129].

Dall’altro lato, invece, la Torre ha pressoché sempre snobbato la rivalità con l’Onda, trattandola al più alla stregua di una “vicina molesta”[150]. Nel Numero Unico edito dalla Torre in occasione della propria vittoria dell’agosto 1961 (patita dall’Onda come una vera e propria “purga”[151][152]), per esempio, non appaiono riferimenti all’Onda, venendo unicamente schernita l’Oca[14]. Ancor più eloquente fu quanto accadde in occasione del Palio dell’agosto 1972, quando l’Onda vinse, approfittando di un errore del fantino ocaiolo Aceto: sollevati per la sconfitta degli arcirivali, i torraioli celebrarono la vittoria dei biancocelesti[150].

Alleanze

Alleanze dell’Onda
  • Alleanze attuali
600px Blu listato di Rosso e Bianco.PNG Nicchio (dal 1684)
700px inclined HEX-F4D139 HEX-092D77.svg Tartuca (dal 1933)
600px Giallo e Rosso listato di Bianco Linee Orizzontali.png Valdimontone (dal 1781)
  • Alleanze sciolte
600px HEX-FE0000 border HEX-257130 background White circle HEX-FFFF00 ellipse.svg Oca (almeno dal 1643al 1925 e dal 1933 al 1966)

L’Onda intrattiene attualmente rapporti di alleanza[153] con tre Contrade: sono il Valdimontone, il Nicchio e la Tartuca.

Antichissime sono le alleanze con il Nicchio, in auge dal 1684, e con il Valdimontone, risalente al 1781[139][154]. Particolare è il fatto che queste due Contrade siano tra loro avversarie[155], pur non essendolo all’epoca in cui divennero alleate dell’Onda. Anzi, allorché la Contrada di Malborghetto si alleò con il Valdimontone, fra quest’ultimo e il Nicchio vigeva un’alleanza nata nel settembre 1685[156].

Il deterioramento dei rapporti tra la Contrada dei Pispini e quella dei Servi, intensificatosi nell’Ottocento e, soprattutto, nella seconda metà del Novecento, non ha influito sulle relazioni fra i due rioni e l’Onda.

L’alleanza con la Tartuca è, invece, molto più recente, essendo stata formalizzata nel 1933[139], anche se, de facto, esistente sin dal 1930, quando l’Onda, insieme al rione di Castelvecchio, al Nicchio e all’Oca, dette vita al formidabile patto d’alleanza passato alla storia come TONO.

Inoltre, fino al 1966, l’Onda ha intrattenuto una forte alleanza con l’Oca. Trattavasi, peraltro, di un legame molto antico, risalendo almeno al 1643, anno in cui l’Onda vinse il Palio alla tonda del 7 maggio, e, subito dopo, il popolo si recò per i festeggiamenti nel territorio dell’alleata Oca[61].

Dopo oltre due secoli e mezzo di ininterrotta alleanza, le relazioni tra le due Contrade si raffreddarono notevolmente in occasione del Palio a sorpresa del 17 agosto 1909. L’Onda aveva ricevuto in sorte il veloce storno di Adamo Mattii e il fantino più quotato del lotto, Angelo Meloni detto Picino, fantino di Contrada dell’Oca. La carriera di Picino fu, però, mediocre e mai l’Onda insidiò la corsa della vittoriosa Oca. I sospetti di un previo accordo tra Picino e l’Oca condussero la dirigenza ondaiola a vibranti proteste contro il rione di Fontebranda[14].

Sedici anni dopo, al Palio di agosto 1925, l’Onda, che aveva ricevuto in sorte la fortissima Lola, chiese Picino all’Oca. Da Fontebranda giunse un secco rifiuto e, mentre la Chiocciola vinse il Palio, l’Onda dichiarò la rottura della plurisecolare alleanza con l’Oca.

Nuovamente Picino, sarebbe stato protagonista, nel luglio 1930, stavolta del ravvicinamento tra le due Contrade, con il citato scambio di monte tra Oca e Onda e la seguente vittoria biancoceleste.

La fine del TONO nel 1934 e la conseguente rivalità tra Oca e Nicchio non guastarono i rapporti dell’Onda con l’Oca. Le due Contrade, condividendo anche la rivalità con la Torre, proseguirono in una proficua collaborazione, tuttavia terminata bruscamente al Palio di agosto 1966.

I fatti di quel Palio affondano le proprie radici in quello di agosto del 1961, quando vinse la Torre, entrata di rincorsa approfittando dell’Oca, che si fece sorprendere tra i canapi rigirata con Ciancone su Capriola. A fine Palio, Ciancone fu malmenato dagli ocaioli e non osò ripresentarsi più a Siena per molto tempo[157].

Ma, nel 1966, fu proprio l’Onda a richiamare Ciancone (a tredici anni dall’ultimo Palio corso da Gentili per l’Onda), per montare la favorita Sambrina. Il fantino di Manziana giunse alla Provaccia e il barbaresco dell’Oca, quando lo riconobbe nell’Entrone, lo schiaffeggiò. Lo screzio suscitò la reazione del barbaresco ondaiolo e, di lì a poco, uno scontro tra ocaioli e ondaioli, che indusse l’Onda a chiudere definitivamente l’alleanza con l’Oca[158].

Gemellaggi

Vittorie

Vittorie ufficiali

Le seguenti sono le vittorie riconosciute ufficialmente all’Onda dal Comune di Siena ed attestate nell'”Albo delle vittorie del Palio di Siena“.

N° vittoria Data Fantino Cavallo
1 2 luglio 1671 Bacchino Cavallo del pievano di Rosia
2 7 giugno 1676 Bacchino Barberino
3 2 luglio 1692 Monco ?
Vittorie nel XVII secolo: 3
4 2 luglio 1703 Giuseppe Galardi detto Pelliccino Leprino di Buonconvento
5 2 luglio 1709 Pier Maria Leardo della Posta di Siena
51/2 16 agosto 1713 Giovan Battista Pistoi detto Cappellaro Barbarino
61/2 16 agosto 1714 Morino Morello della Posta di Siena
71/2 3 luglio 1757 Antonio Giovannetti detto Bastianone Trappolino
81/2 2 luglio 1779 Mattia Mancini detto Bastiancino Stornello di Stefano Ricci
91/2 16 agosto 1779 Giuseppe Brecchi detto Brecchino Baio di Pietro Nepi
101/2 18 agosto 1783 Isidoro Bianchini detto Dorino Morello bruciato di Lodovico Dei
111/2 2 luglio 1784 Isidoro Bianchini detto Dorino Baio scuro di Lorenzo Bazzani
121/2 2 luglio 1790 Isidoro Bianchini detto Dorino Baio chiaro di Giuseppe Manetti
Vittorie nel XVIII secolo: 91/2
131/2 16 agosto 1802 Matteo Marzi detto Mattiaccio Novano
141/2 2 luglio 1810 Niccolò Chiarini detto Caino Morello balzano di Stanislao Pezzuoli
151/2 2 luglio 1819 Filippo Rossi detto Vecchia Morello di Galgano Parranchi
161/2 16 agosto 1825 Niccolò Chiarini detto Caino Morello maltinto di Giovanni Bianciardi
171/2 15 agosto 1848 Francesco Santini detto Gobbo Saragiolo Storno di Assunto Grassellini
181/2 16 agosto 1849 Francesco Santini detto Gobbo Saragiolo Morello di Leonardo Barbetti
191/2 17 agosto 1851 Antonio Guaschi detto Folaghino Morella con piccola stella di Santi Franci
201/2 15 agosto 1856 Angiolo Fabbri detto Spagnoletto Morello di Guglielmo Micheli
211/2 27 aprile 1860 Giuseppe Buoni detto Figlio di Bonino Morello stellino di Federigo Bandini
221/2 28 settembre 1862 Mario Bernini detto Bachicche Morello di Santi Franci
231/2 2 luglio 1868 Pietro Locchi detto Paolaccino Storno di Luigi Grandi
241/2 15 agosto 1870 Pietro Locchi detto Paolaccino Baia di Leopoldo Venturini
251/2 3 luglio 1892 Ulisse Betti detto Bozzetto Baia striscia in fronte di Genesio Sampieri
261/2 29 maggio 1893 Ulisse Betti detto Bozzetto Baia marrone di Vincenzo Ramalli
Vittorie nel XIX secolo: 14
271/2 2 luglio 1902 Francesco Menchinelli detto Pallino Ponona
281/2 14 settembre 1928 Romolo Maggi detto Sgonfio Giacca
291/2 3 luglio 1930 Angelo Meloni detto Picino Lina
301/2 3 luglio 1932 Fernando Leoni detto Ganascia Gobba di Vescona
311/2 2 luglio 1950 Giuseppe Gentili detto Ciancone Gioia
321/2 2 luglio 1954 Giorgio Terni detto Vittorino Gaudenzia
331/2 2 luglio 1969 Giuseppe Gentili detto Ciancone Sambrina
341/2 16 agosto 1972 Antonio Zedde detto Valente Orbello
351/2 2 luglio 1980 Mauro Matteucci detto Marasma Miura
361/2 16 agosto 1985 Salvatore Ladu detto Cianchino Benito III
371/2 2 luglio 1995 Salvatore Ladu detto Cianchino Oriolu de Zamaglia
Vittorie nel XX secolo: 11
381/2 2 luglio 2012 Luigi Bruschelli detto Trecciolino Ivanov
391/2 16 agosto 2013 Giovanni Atzeni detto Tittìa Morosita Prima
401/2 16 agosto 2017 Carlo Sanna detto Brigante Porto Alabe
Vittorie nel XXI secolo: 3

Statistiche

  • Il fantino più vittorioso per l’Onda, nella storia del Palio, è Dorino con 3 successi[84]. Seguono BacchinoCaino, il Gobbo SaragioloPaolaccinoBozzettoCiancone e Cianchino con 2.
  • Ciancone è anche il fantino che ha corso più Palii per l’Onda: 12[84].
  • Nessun cavallo ha mai vinto più di un Palio per l’Onda.
  • I cavalli che hanno corso più carriere per la Contrada di Malborghetto sono Piero (che corse entrambe la carriere del 1948), Gaudenzia (agosto 1952 e luglio 1954), Velka (luglio 1955 e luglio 1957), Sambrina (agosto 1966 e luglio 1969) e Porto Alabe (che corse entrambe la carriere del 2017), con due Palii disputati ciascuno[159].
  • L’Onda ha “fatto cappotto“, cioè ha vinto entrambi i Palii ordinari dello stesso anno, una volta, nel 1779.
  • Con 40 vittorie e mezza, l’Onda è all’ottavo posto tra le Contrade per numero di Palii vinti.
  • L’Onda ha vinto 35 e ½ Palii ordinari, ripartiti nel numero di 21 a luglio e 14 e ½ ad agosto.
  • I Palii straordinari vinti dall’Onda sono, invece, 5.
  • L’Onda non ha mai vinto con il cavallo scosso.
  • L’Onda ha ricevuto una volta la “cuffia” (cioè, è stata la Contrada che non vinceva da più tempo), dal 16 luglio 1887(quando la ricevette dalla Giraffa)[160] al 3 luglio 1892 (quando la cedette alla Pantera)[161].
  • Il periodo più lungo senza vittorie per l’Onda fu dal 16 agosto 1714 al 2 luglio 1757, per un totale di 43 anni. Nello stesso periodo, la Contrada stabilì il suo record negativo di Palii persi consecutivamente: 43[162].

Vittorie attribuite

L’Onda si attribuisce 46 vittorie e mezza, e dunque sei ulteriori rispetto a quelle riconosciutele dal Comune:

N° vittoria Data Fantino Cavallo Note
1 6 agosto 1581 ? ? Palio rionale indetto dalla Torre[47]
2 15 agosto 1581 un ragazzo piccolo ? Palio alla lunga[48]
3 7 maggio 1643 ? ? Palio indetto dalla Balìa per celebrare il compleanno del principe Mattias de’ Medici, governatore di Siena[60]
4 2 luglio 1666 Pier Domenico da Barberino ? Palio a 16 Contrade, che l’Onda si attribuisce, sulla base di una delibera del 1669, contenuta nel proprio archivio, la quale dispone la vendita di questo e del Palio vinto nel 1669. Il dato trova conferma anche nell’archivio dell’Oca[65].
Altre fonti attribuiscono il Palio al Leocorno, al Nicchio e al Valdimontone[65].
5 2 luglio 1669 ? ? Palio attribuito per gli stessi motivi di quello del 1666.
Altre fonti lo attribuiscono all’Istrice e alla Torre[65].
6 2 luglio 1679 Bacchino ? Palio a 13 Contrade, non riconosciuto dal Comune.[68]

Altre vittorie

Seguono le vittorie, documentate, dell’Onda in manifestazioni diverse dal Palio alla tonda o alla lunga.

Tipologia Data Note
Bufalata 25 luglio 1599 Prima bufalata, organizzata dalla Torre[52]
Bufalata 1609
Asinata 1612 Asinata indetta per volere del granduca Cosimo II de’ Medici[53]
Gioco delle pugna 1614 Pugna vinta insieme ad Aquila, Pantera e Selva[56]
Bufalata 1623
Bufalata 1630
Bufalata 1639 Bufalata con 21 Contrade, indetta dal Leocorno[59]

Masgalani

Parte della Comparsa dell’Onda durante il Corteo storico. In primo piano il Duce (con la spada), seguito dal Paggio Maggiore e da uno dei due Paggi vessilliferi.

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Masgalano.

L’Onda ha vinto per quattro volte[163][164] il Masgalano, ovvero il premio destinato alla Comparsa ritenuta, dall’apposita giuria, la migliore per eleganza, dignità di portamento e coordinazione nella Passeggiata che precede ciascuno dei due Palii disputati nello stesso anno.

Numero Palio/
Anno[165]
Committente Autore Dedica
1 16 agosto 1955 Comitato Amici del Palio Bottega orafa italiana
2 1977 Banca Monte dei Paschi di Siena Oscar Staccioli III centenario della nascita di Sallustio Bandini
3 1989 CNA – Siena artigiani senesi
4 2000 Consorzio elettricisti senesi Vittoria Marziari Donati XXV anniversario della fondazione del CEIS

Squalifiche

L’Onda ha subito due squalifiche nella propria storia[166].

La prima le fu inflitta nel 1988, a seguito di un tafferuglio scoppiato tra ondaioli e torraioli in occasione della Prova Generale del Palio dell’agosto di quell’anno, durante il quale un ondaiolo colpì un vigile urbano intervenuto per sedare lo scontro[14]. La squalifica riguardava un solo Palio e l’Onda la scontò nella carriera di luglio del 1990, quando avrebbe dovuto correre di diritto[167].

La seconda fu motivata sulla base di un tafferuglio scoppiato tra ondaioli e torraioli in occasione del Palio del 17 agosto 2015[135]. La sanzione fu di un Palio di squalifica, che l’Onda scontò in occasione della carriera del 16 agosto 2016, quando pure era stata estratta[136].

Note

  1. ^ L’editto denominato Bando di Violante di Baviera fu bandito ufficialmente il giorno 7 gennaio 1730, successivamente all’approvazione da parte della Consulta del Governo della relazione denominata “Nuova divisione dei confini tra le Contrade“, consegnata alla Balìa in data 13 settembre 1729. Testo integrale: I confini delle Contrade, ilpalio.siena.it. URL consultato il 19 settembre 2010.
  2. ^ Girolamo Gigli, Diario Sanese, in cui si veggono tutti gli avvenimenti della città, e stato di Siena, con la notizia di molte nobili famiglie di Essa. Parte seconda, 1ª ed., Leonardo Venturini, 1723.
  3. ^ Rivalità storica, su Contrada Capitana dell’Onda. URL consultato il 5 febbraio 2011 (archiviato dall’url originale il 21 gennaio 2011).
  4. ^ Orlando Papei e Luca Bichi, Osterie e locande dei secoli passati, su ilpalio.org. URL consultato il 3 febbraio 2011.
  5. ^ Salta a:a b c Territorio, su Contrada Capitana dell’Onda. URL consultato il 3 febbraio 2011 (archiviato dall’url originale il 22 gennaio 2011).
  6. ^ Salta a:a b c d Onda: il territorio, su Archivio del Palio di Siena. URL consultato il 3 febbraio 2011.
  7. ^ Rientra nel territorio dell’Onda il lato sinistro del Casato di Sotto, provenendo da Piazza del Campo. Il lato destro appartiene, invece, all’Aquila.
  8. ^ Ricade nel territorio dell’Onda il lato sinistro di via di San Pietro, tra il Casato di Sopra e l’arco di Sant’Agostino. Il lato di via di San Pietro frontistante a quello appartenente all’Onda ricade, invece, in territorio tartuchino.
  9. ^ È ricompreso nel territorio ondaiolo il lato sinistro di via di Sant’Agata, partendo dall’arco di Sant’Agostino fino all’arco di San Giuseppe. L’altro lato appartiene alla Tartuca.
  10. ^ Appartiene all’Onda il lato di piazza del Mercato adiacente a Via Duprè. Il lato adiacente a via di Salicotto costituisce, invece, parte del territorio torraiolo.
  11. ^ I confini della Tartuca, su Contrada della Tartuca. URL consultato il 14 giugno 2012.
  12. ^ Roberto Filiani, Natale Zaffaroni, Con la rivale in campo (1990-1999), Siena, Il Leccio, 2002, ISBN 88-86507-78-X.
  13. ^ La gastronomia e i suoi vicoli curiosi – 6. Piazza del Mercato, su Comune di Siena. URL consultato il 3 febbraio 2011.
  14. ^ Salta a:a b c d e f g h i j k l m n o p Le rivalità fra le contrade: Onda – Torre, su Il Palio.org. URL consultato il 3 febbraio 2011.
  15. ^ Giulia Maestrini, Decisione storica del Comune di Siena, la Civetta festeggerà la vittoria in Piazza del Campo, su Siena Free, 9 settembre 2009. URL consultato il 4 febbraio 2011.
  16. ^ È “protettore” chi, contradaiolo o meno, sulla base di un impegno morale, partecipa alla vita della Contrada con una periodica contribuzione in denaro, dall’importo non inferiore a quanto stabilito dal competente organo contradaiolo.
  17. ^ Statuto Contrada 2011 (PDF[collegamento interrotto], su Contrada Capitana dell’Onda. URL consultato l’11 giugno 2012.
  18. ^ Salta a:a b c d e Info Contrade – Onda, su Archivio del Palio di Siena. URL consultato il 5 febbraio 2011.
  19. ^ I musei di Contrada, su Il Palio.org. URL consultato il 5 febbraio 2011.
  20. ^ Il Museo [collegamento interrotto], su Contrada Capitana dell’Onda. URL consultato il 5 febbraio 2011.
  21. ^ La chiesa di Contrada è detta oratorio. L’officiatura dell’oratorio è affidata ad un sacerdote, che ha il titolo di “correttore” (cfr.:L’Oratorio, Sito ufficiale del Palio di Siena. URL consultato il 5 febbraio 2011 (archiviato dall’url originale il 19 agosto 2007).)
  22. ^ Salta a:a b c Simonetta Losi, Il restauro, l’arte e la memoria (PDF), su Malborghetto, marzo 2007, p. 3. URL consultato il 21 giugno 2012(archiviato dall’url originale il 4 marzo 2016).
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  26. ^ Il battesimo contradaiolo è la cerimonia laica che si svolge una volta all’anno presso tutte le Contrade, in occasione della festa titolare. Viene officiata dal Priore della Contrada, che bagna leggermente la fronte del battezzando con l’acqua della fontanina, legge la formula di rito e gli consegna una pergamena e il fazzoletto. Da quel momento, il battezzato appartiene a vita alla Contrada.
  27. ^ Salta a:a b Statuto della Società (PDF), su Contrada Capitana dell’Onda. URL consultato il 5 febbraio 2011 (archiviato dall’url originale il 21 agosto 2007).
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  30. ^ Le altre sette Contrade sono l’Aquila, il Bruco, il Nicchio e l’Oca (che vantano il titolo di “Nobile”), nonché la Civetta (“Priora”), la Giraffa (“Imperiale”) e l’Istrice (“Sovrana”).
  31. ^ Salta a:a b c d Cenni Storici, su Contrada Capitana dell’Onda. URL consultato il 3 febbraio 2011 (archiviato dall’url originale il 21 gennaio 2011).
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  72. ^ La Contrada della Torre è anche nota come “Contrada di Salicotto”, dal nome della via su cui si affacciano la sede e l’oratorio
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  78. ^ Nella terminologia del Palio, viene detta “nonna” la Contrada che non vince la carriera da più tempo di tutte. A partire dagli anni ’50 del Novecento, è nato nel gergo paliesco anche il termine “cuffia”, che la Contrada fino a quel momento “nonna”, allorché torna alla vittoria, cede metaforicamente alla nuova “nonna”. A livello cronologico, è considerato il Nicchio la prima “nonna”, essendo quella dei Pispini la Contrada che non vinceva da più tempo (precisamente dal 17 settembre 1683) allorché, il 2 luglio 1719, l’Aquila (l’ultima delle 17 Contrade a prendere parte al Palio moderno) ottenne il suo primo successo in Piazza del Campo. Oca e Tartuca sono le uniche Contrade a non aver mai ricevuto la cuffia. Fonte: Orlando Papei, Cuffie, su Il Palio.org. URL consultato il 19 luglio 2012.
  79. ^ I 72 anni senza vittorie del Leocorno rappresentano il digiuno più lungo per una Contrada nella storia del Palio. La Contrada con il digiuno massimo più breve è l’Istrice, con 25 anni di attesa (dal 2 luglio 1975 al 2 luglio 2000). Fonte: Orlando Papei, Digiuni, su Il Palio.org. URL consultato il 7 aprile 2015.
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  106. ^ Il Palio a sorpresa fu un particolare tipo di Palio straordinario introdotto nel 1909. Si disputava, dietro incarico di un determinato committente, il 17 agosto, all’indomani dell’ordinaria carriera dell’Assunta. Al mattino, oltre all’estrazione delle dieci Contrade partecipanti, venivano abbinati a ciascuna di esse, sempre mediante sorteggio, i cavalli e i fantini che avevano preso parte al Palio del 16 agosto. Furono disputati due Palii a sorpresa, il 17 agosto 1909 e il 17 agosto 1919, ambedue vinti dall’Oca.
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  138. ^ La maggior parte delle Contrade senesi sono divise da un rapporto di rivalità con almeno un’altra Contrada, detta per questo “avversaria” (o “nemica”). Per le Contrade con un’avversaria diviene una priorità (a fianco, ovviamente, della vittoria del Palio) che quest’ultima non vinca. Attualmente solo il Bruco, il Drago, la Giraffa e la Selva non hanno Contrade avversarie. Le rivalità ad oggi esistenti contrappongono l’Aquila alla Pantera, la Chiocciola alla Tartuca, la Civetta al Leocorno, l’Istrice alla Lupa, il Nicchio al Valdimontone, la Torre (unico caso attuale di Contrada con più di un’avversaria) all’Oca e all’Onda. Le rivalità possono nascere per i più svariati motivi (dalle questioni di confine alle liti prettamente di Palio) e possono terminare con un accordo di pace da parte delle Contrade che danno loro vita (ultimo caso, la rivalità fra Bruco e Giraffa, conclusa nel 1997).
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  151. ^ Nella terminologia del Palio, si dice che una Contrada (o meglio, i suoi contradaioli) “si purga” in occasione di una sconfitta clamorosa, in un Palio che la vedeva favorita, o nel caso di vittoria della Contrada avversaria.
  152. ^ Simonetta Losi, Aldo: la divisa e la montura (PDF[collegamento interrotto], in Malborghetto, -giugno 2010, p. 35. URL consultato l’11 giugno 2012.
  153. ^ Tra molte delle Contrade senesi sussistono rapporti di alleanza. I rioni si dicono, in tal caso, “alleati” o “aggregati”. Il rapporto di alleanza comprende necessariamente il rispetto di una serie di regole, come la visita alle Consorelle aggregate in occasione del “giro”, l’invio di una propria rappresentanza e della propria bandiera durante la loro festa titolare, nonché l’omaggio in occasione di una loro vittoria (una piccola Comparsa, composta da un alfiere e da un tamburino, segue il popolo dell’alleata vittoriosa fino al rientro in Contrada, nel cui oratorio lascia il panno della propria bandiera). Nel caso di alleanze particolarmente forti (come furono il TONO o la “Piccola Quadruplice” negli anni ’30 del Novecento), le aggregate si aiutano vicendevolmente durante il Palio. Attualmente, quasi tutte le Contrade senesi hanno almeno una alleata: gli unici rioni che ne sono privi sono la Lupa e l’Oca. Fonte:Rivalità e alleanze, su Comune di Siena. URL consultato il 31 luglio 2012 (archiviato dall’url originale il 13 agosto 2011)..
  154. ^ Simonetta Losi, Un’alleanza antica (PDF[collegamento interrotto], in Malborghetto, -dicembre 2009, p. 9. URL consultato l’11 giugno 2012.
  155. ^ L’Onda non è, comunque, l’unico rione senese ad essere alleato con due Contrade fra loro nemiche. Analoghi sono i casi della Civetta (alleata sia dell’Aquila che della Pantera), della Pantera (alleata al tempo stesso della Civetta e del Leocorno), nonché della Selva (alleata sia della Chiocciola che della Tartuca).
  156. ^ Roberto Filiani, Le rivalità: Nicchio-Montone, su Il Palio.org. URL consultato l’11 giugno 2012.
  157. ^ Luca Luchini, Palio XX secolo-Una città fra realtà e leggenda, Tipografia Senese Editore, 1985. URL consultato il 10 giugno 2012.
  158. ^ Roberto Filiani, Daccelo! Cronache, personaggi e numeri di un secolo di Palio, Computer Copy, 2000. URL consultato il 15 giugno 2012.
  159. ^ Orlando Papei, I cavalli più fedeli – Onda, su Il Palio.org. URL consultato il 20 giugno 2012.
  160. ^ Palio del 16 luglio 1887, su Archivio del Palio di Siena. URL consultato il 20 giugno 2012.
  161. ^ Palio del 3 luglio 1892, su Archivio del Palio di Siena. URL consultato il 20 giugno 2012.
  162. ^ Orlando Papei, Massimo numero di Palii persi consecutivamente, su Il Palio.org. URL consultato il 20 giugno 2012.
  163. ^ Elenco Masgalani-Onda, su Archivio del Palio di Siena. URL consultato il 12 giugno 2012.
  164. ^ L’Onda non ha mai vinto un Masgalano e un Palio nello stesso anno (o, fino a quando fu assegnato un Masgalano per ogni Palio, in quella medesima carriera), impresa riuscita solo alla Torre (1961), al Drago (1966) e alla Chiocciola (1983).
  165. ^ A partire dalla sua istituzione (in occasione del Palio del 16 agosto 1950) fino a tutto il 1959, per ogni Palio (ordinario o straordinario) disputato nel medesimo anno veniva assegnato un Masgalano. Dal 1960 al 1969 è stato conferito un Masgalano per ogni biennio, e quindi in relazione a quattro Palii ordinari, più un ulteriore Masgalano per ogni Palio straordinario. A partire dal 1970fino ad oggi, il Masgalano viene assegnato annualmente e fa riferimento ai Palii ordinari di quell’anno; per ogni Palio straordinario viene attribuito un ulteriore Masgalano. Per tale motivo, il Masgalano vinto dall’Onda nel 1955 fa riferimento al solo Palio di agosto, mentre i tre Masgalani successivi sono relativi ad entrambe le carriere ordinarie del 1977, del 1989 e del 2000.
  166. ^ Orlando Papei, Squalifiche, su Il Palio.org. URL consultato il 23 giugno 2012.
  167. ^ Palio del 2 luglio 1990, su Archivio del Palio di Siena. URL consultato il 23 giugno 2012.

Bibliografia

  • AA. VV., L’immagine del Palio-Storia cultura e rappresentazione del rito di Siena, Siena, MPS, 2001, ISBN 88-404-1171-2.
  • Roberto Filiani, “Daccelo!” – Cronache, personaggi e numeri di un secolo di palio, Siena, Computer Copy, 2000. ISBN non esistente
  • Roberto Filiani, Natale Zaffaroni, Con la rivale in campo (1990-1999), Siena, Il Leccio, 2002, ISBN 88-86507-78-X.
  • Roberto Filiani, Natale Zaffaroni, Con la rivale in campo (1960-1989), Siena, Il Leccio, 2003, ISBN 978-88-86507-87-5.
  • Roberto Filiani, Natale Zaffaroni, Sul tufo. Almanacco delle vittorie dal 1900 al 1914. Vol. 1, Siena, Betti, 2006, ISBN 978-88-7576-071-7.
  • Enrico Giannelli, Maurizio Picciafuochi, Ora come allora: carriere e fantini dalle origini del Palio ad oggi, Siena, Cantagalli, 2006, ISBN 88-8272-271-6.
  • Girolamo Gigli, Diario Sanese, in cui si veggono tutti gli avvenimenti della città, e stato di Siena, con la notizia di molte nobili famiglie di Essa. Parte seconda, Lucca, 1723. ISBN non esistente
  • Virgilio Grassi, Le Contrade di Siena e le loro feste, il Palio attuale, Siena, Periccioli, 1972. ISBN non esistente
  • Luca Luchini, Palio XX secolo-Una città fra realtà e leggenda, Siena, Tipografia Senese, 1985. ISBN non esistente
  • Magistrato delle Contrade, Annali delle Contrade e del Palio (1969-1970), Siena, Ancora, 1970. ISBN non esistente
  • Daniele Magrini, Palio un anno, 2002: i fatti e le emozioni da ricordare, Siena, Master Graphics, 2002. ISBN non esistente
  • Giovanni Antonio Pecci, Relazione distinta delle quarantadue contrade solite far comparsa agli spettacoli, nelle quali vien distribuito tutto il popolo di Siena, Siena, 1723, Betti. ISBN non esistente
  • Antonio Zazzeroni, Le Carriere nel Campo e le feste Senesi dal 1650 al 1914, Siena, Periccioli, 1980. ISBN non esistente

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