1-L'ANGOLO DI CACACCIA

L’ANGOLO DI CACACCIA IL CAVALLO PANEZIO

01-Gennaio-2017

Come vi avevo preannunciato ecco la storia di questo cavallo, o meglio il cavallo Panezio uno dei pilastri della mitica scuderia di Canapino la 2BM ( Bernardoni, Barneschi, Muzzi, Manganelli ) Vedendo questo filmato mi sono scese inevitabilmente le lacrime dagl’Occhi. La scuderia dove sono cresciuto, (quella di Canapino) il mio Maestro, Amico, “Babbo adottivo” , Fratello maggiore e tutti quei vari ruoli che posso dare ad una persona che ho stimato, amato e che giornalmente è sempre nei miei pensieri, Leonardo Viti < Canapino >. Poi lui, Panezio, vederlo galoppare in Piazza per quella Tratta commemorativa, con i suoi 20 anni e quel galoppo rotondo che non era certo il suo dei tempi da cavallo da corsa, quando le stendeva e le stendeva bene, vincendo quasi tutte le corse che faceva in provincia e in ippodromo, dai 1500 metri ad arrivare ai 2200 metri, con quel secondo fatto nel gran premio dei mezzosangue, vinto dal compagno di scuderia Robin Hood. Senza dimenticare mai il suo forte, la sua “casa” Piazza del Campo con i suoi 8 Palii vinti, e l’amore che fino all’ultimo gli ha dato Canapino. Vederlo poi sofferente con quella gamba che poi ne determinerà la morte e ricordarlo “monello” nel lavoro mattutino, con quelle sgroppate che solo lui riusciva a dare in pieno galoppo, o il suo camminare con due gambe ne lavoro invernale nel capannone, o ancora quando nelle ripide discese che facevamo a passo nelle crete lui partiva in giù a sgroppate, dico questo con tutto l’affetto che provavo anche io vero questo fantastico cavallo. Alberto Bruttini <Cacaccia> conosceva e frequentava Canapino, la sua scuderia, Panezio a cui era affezionato, di qui il suo ricordo sotto con un filmato che forse non si è mai visto, preceduto da un pensiero di Canapino su gli ultimi momenti di Panezio a conferma dell’amore che provava per lui e il suo dolere quando se n’è andato. 

P.S.Alberto Bruttini ha un’archivio video e fotografico importante e due volte al mese pubblicherò sue cose.

L’avevo messo in un prato e gli fischiavo quando era ora di tornare a casa. Lui veniva, si faceva du’ chiacchiere e lo rimettevo nella stalla. Un giorno prese un calcio da una fattrice che non era neanche mia e cominciò la fine. Non si capiva se c’era la frattura o no. Il cavallo riusciva a camminare ma più piano di sempre, meno sicuro e io gli dicevo: “Oh Panezio che ti fa male la botta o sei invecchiato anche te?”. E via con le radiografie… Fagliela così, poi più in alto. Qui non si vede nulla. Ma Panezio camminava piano. Tempo dopo lo trovo nella stalla sdraiato, non riusciva più ad alzarsi. Mi guardava e io gli dicevo: “Vecchiaccio non t’avvilire, vedrai che in qualche modo si fa!”. Ogni mattina andavo nella stalla, lo governavo e poi lo giravo su un fianco per evitare che gli venissero le piaghe. La sera facevo lo stesso, ma alla fine le piaghe gli vennero. Allora lo sollevammo in tre e io gli spinsi una coperta sotto la pancia per farlo stare un po’ più comodo. Lui non si lamentava mai, mi guardava e basta. Due mesi dopo, mentre gli stavo facendo una flebo, Panezio appoggiò la testa sulle mie cosce fece un sospiro come per dire “Mi dispiace amico mio ma non ce la fo più, me ne vado!”. E morì.”

(Leonardo Viti, detto Canapino, da “I trenta assassini”)

Panezio nella tratta è montatato dall’amazzone Maria de Dominicis che riconoscerete dalla lunga treccia. Nella scuderia si vede Canapino e Giovanna Cardinali mentre vanno a lavorare i due cavalli.

LA TOMBA DI PANEZIO ALLA SCUDERIA DI CANAPINO

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Grazie

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Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: piercamillopinelli@gmail.com

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